La tensione, tra i lavoratori delle due Province dell’Umbria, continua a crescere. I sindacati confidavano di avere qualche informazione chiarificatrice nel corso di una riunione che si è svolta giovedì in Regione, ma pare proprio che siano rimasti delusi. Tanto che si torna a parlare di «future manifestazioni di lotta», che potrebbero essere decise già lunedì, in due assemblee che si svolgeranno a Terni e Perugia.
A Terni L’assemblea del personale della Provincia di Terni avrà inizio alle 9. La decisione, dice la Rsu, «è stata assunta dopo il tavolo della governance svoltosi giovedì a Perugia e che non ha dato le risposte attese». Secondo la Rsu ternana «non sono stati fugati i dubbi sui bilanci delle Province, sul futuro dei dipendenti e sul mantenimento dei servizi al cittadino. A tutto questo si legano e si aggiungono le forti incertezze sulla possibilità di avere garanzie per gli stipendi e per il mantenimento delle professionalità».
A Perugia L’assemblea del personale della Provincia di Perugia inizierà invece alle 9,30 e la Rsu è ancora più decisa nell’esprimere il proprio malcontento: «La Regione dell’Umbria, a differenza di altre Regioni, mette a rischio le due Province. A difesa del nostro posto di lavoro, del nostro salario, della nostra professionalità, dei servizi resi ai cittadini, si convoca l’Assemblea di tutto personale che è invitato a partecipare in maniera massiccia anche in previsione delle future manifestazioni di lotta».
Dimissioni Un consigliere provinciale perugino, Floriano Pizzichini, minaccia pure le dimissioni «come gesto di dignità e di protesta», visto che «la situazione in cui governo e Regione stanno lasciando la Province è vergognosa. Si gioca sulla pelle di decine lavoratori e dei cittadini, cui non si garantiranno più servizi essenziali quali l’edilizia scolastica e la viabilità. In questo quadro, anche il nostro ruolo di consiglieri, svolto in questi mesi a mero titolo gratuito, è bene ricordarlo a chi ama strumentalizzare ruoli e persone, perde di significato».
Nando Mismetti «Se oggi fosse il 30 settembre avremmo una sola strada davanti: la dichiarazione di dissesto finanziario dell’Ente» con questo tono lapidario si è espresso Nando Mismetti, presidente della giunta provinciale. «È una situazione realmente pesante, poco diversa da quella che spinse i due Consigli provinciali umbri nel dicembre 2014 ad approvare degli ordini del giorno in cui si delineavano i possibili disastrosi effetti che i provvedimenti di riordino avrebbero potuto avere sui nostri bilanci di previsione». Impossibile chiudere i bilanci Allo stato attuale sembrerebbe, pertanto, impossibile chiudere il bilancio di previsione entro il 30 settembre. «Non si tratta di un ‘buco’ – ha rimarcato il presidente – non c’è alcun debito che grava sui nostri conti. Stiamo al contrario assistendo agli effetti prodotti dai provvedimenti previsti dalla Legge di stabilità e pertanto dai tagli sul personale e dal prelievo sulle entrate proprie della Provincia». Secondo quanto sostenuto dal presidente, Perugia e Terni potrebbero chiudere i loro bilanci solo se gli venissero garantite le risorse per il personale e i servizi legati alle funzioni non più fondamentali, ma che continuano ad essere a carico dei due enti. Proprio per questa specificità, il caso anomalo delle Province umbre approderà la prossima settimana al tavolo nazionale.
Antonio Bartolini «Abbiamo effettuato un’attenta ricognizione delle spese sostenute dalle Province per l’esercizio delle funzioni non fondamentali fino alla data dell’effettivo trasferimento del personale delle funzioni, individuata al primo dicembre 2015, così come ci eravamo impegnati nel momento della sottoscrizione del Protocollo d’intesa con Province e organizzazioni sindacali, e questa ricognizione ha quantificato in 6,5 milioni di euro l’entità delle spese da finanziare», ha spiegato l’assessore regionale alle riforme Antonio Bartolini. «Abbiamo anche aggiunto una disponibilità di un milione e mezzo di euro per l’acquisizione di personale da destinare nelle agenzie ed enti regionali, tenuto conto dell’entità della capacità assunzionale ad oggi acquisita ed inoltre ulteriori 5 milioni di euro per il personale da destinare ai centri per l’impiego. Un totale insomma di circa 13 milioni di euro. Più di così la Regione non può andare».
Organizzazioni sindacali «Ci troviamo difronte uno scenario che più volte come Usb abbiamo evidenziato e denunciato; la politica dello ‘scaricabarile’», sottolineano in una nota. «I due presidenti delle Province, Mismetti e Di Girolamo, hanno denunciato necessità per la chiusura del bilancio annuale 2015 per complessivi 30 milioni di euro, somma che la Regione si è dichiarata non disponibile a sostenere. Il problema però è che la Regione non intende corrispondere adeguatamente nemmeno rispetto alle funzioni Regionali che a tutt’oggi le Province assolvono». Ci sarebbero «circa mille persone che resterebbero ‘appese’, senza una prospettiva di alcun tipo, famiglie poste dinnanzi a percorsi tutti ancora da determinare e quindi nella totale precarietà ed incertezza». L’Usb sostiene e fornirà «il proprio contributo alle assemblee indette dalle Rsu delle due province». Sostiene e aderirà «a ogni forma di mobilitazione e lotta che i lavoratori intenderanno intraprendere».