Il referendum? Poco più di un incidente di percorso. Sì, è vero, si era votato ed il risultato, seppur di misura, aveva dato un’indicazione. Poi, però, è successo come quando, da ragazzini, si giocava a pallone e il padrone del pallone stesso andava ‘sotto’: minacciava di prenderselo e portarselo a casa. Costringendo tutti a smettere.

La storia Era andata così: Faurecia aveva annunciato che 30 dei 220 dipendenti del sito ternano sono in esubero e aveva concordato con i sindacati che li avrebbe messi in mobilità , ma su base volontaria. Poi che il salario dei 190 lavoratori rimanenti sarebbe diminuito – del 3% nel 2016, del 2% nel 2017 e dell’1% nel 2018 – mentre avrebbe avuto piacere di modificare l’attuale organizzazione del lavoro, che prevede una pausa di 30 minuti durante le otto ore di turno. E aveva promesso dieci milioni di investimento, nel triennio. I sindacati avevano detto di sì, ma i lavoratori avevano bocciato tutto al referendum.
La paure Subito dopo, però, l’azienda aveva espresso «forte preoccupazione», non essendo stata, a suo giudizio, «colta un’opportunità ». Facendo capire che, insomma, quei dieci milioni di investimenti non erano più così sicuri e che questo poteva mettere in pericolo il fututo stesso del sito. Quanto alla contrattazione di secondo livello, il management del colosso francese aveva laconicamente fatto sapere che non se parlava più.
Marcia indietro Tanto che giovedì, i lavoratori della Faurecia – sì, quelli che avevano bocciato l’ipotesi di accordo siglata dai sindacati con i padroni – hanno fatto marcia indietro e hanno detto, nel corso di due assemblee – «numerose e partecipate» dice la nota sindacale che racconta la storia – che, sì, insomma, si erano sbagliati. E che adesso quell’accordo gli piace.
Le motivazioni Secondo i sindacalisti «parte fondamentale e decisiva per la scelta è da accreditare probabilmente all’andamento dell’incontro che si è svolto mercoledì tra segretari e direzione aziendale di Faurecia in Confindustria, nel quale sono state affermate da parte del management due fondamentali questioni: la sospensione degli atti annunciati dall’azienda relativi a licenziamenti, disdetta dell’integrativo e nuova organizzazione del lavoro; la disponibilità da parte aziendale ad applicare entro il 31 agosto 2015 l’ipotesi sottoscritta a fronte di un consenso delle organizzazioni Sindacali».
Gli investimenti Ora, forse, si potrà sapere pure qualcosa in più – forse, ovviamente – sui dieci milioni di investimenti che la Faurecia ha promesso di fare sul sito ternano. Già , perché dieci milioni sono tanti e con quella somma, se verrà effettivamente spesa, si potrebbe determinare la svolta dell’Emission control technologies ternano. Soprattutto perché il 24 luglio scorso Faurecia aveva trionfalmente annunciato i risultati del primo semestre del 2015: +12,6% del fatturato mondiale (10 miliardi e 510 milioni di euro), con una crescita organica del 6,3% ed un utile netto di 157 milioni di euro.
Il Ceo Tanto che Yann Delabrière, presidente e Ceo di Faurecia, ha dichiarato che «nel corso del primo semestre 2015, Faurecia ha registrato una solida crescita delle vendite, in particolare caratterizzata da una significativa crescita organica in Europa e Nord America, ben al di sopra della evoluzione della produzione automobilistica in queste due regioni. La redditività è significativamente migliorata con un risultato operativo in crescita del 40% e un utile netto in crescita del 96%. Faurecia punta quindi a raggiungere, nella seconda metà del 2015, con sei mesi di anticipo, l’obiettivo di incrementare la redditività del margine operativo dal 4,5% al ​​5,0% che aveva fissato per il 2016. Ringrazio tutti i dipendenti per il loro contributo alla nostra eccellente performance». Il ringraziamento, ovviamente, si intendeva esteso anche ai 30 dipendenti ternani che andranno in mobilità .