di S.F.
Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Loris Capirossi, Massimiliano Biaggi, Marco Simoncelli, Danilo Petrucci, Mike Di Meglio, Manuel Poggiali. Fuoriclasse – chi più e chi meno – del motociclismo con una liaison ternana nella loro lunga carriera. Che ha un nome e un cognome: Giampiero Sacchi, amministrato unico della Iodaracing Project, il team con sede a Terni di scena quest’anno – debutto assoluto – nel mondiale Superbike. Un manager che ha lasciato il segno, eccome, nella massima competizione mondiale a quattro ruote e che da un anno ha deciso di tuffarsi nel mondo della Superbike, per ritrovare quel brio e quelle emozioni perse nelle ultime stagioni. Un azzardo calcolato e che, per il momento, sta dando i suoi frutti. Sacchi ne ha parlato in un’intervista a umbriaOn, tracciando un parziale – mancano le gare di Jerez de la Frontera e Losail – bilancio della nuova avventura avendo ben chiaro in mente il prossimo step, l’Endurance. E non mancano gli ‘avvertimenti’ alla sua Terni.
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Necessità di cambiamento Iodaracing è stata fondata nel 2010 – spicca su tutti Danilo Petrucci tra i piloti, lanciato proprio da Sacchi nel ‘circus’, altri protagonisti sono stati Mattia Pasini, Simone Corsi, Johann Zarco, Alex De Angelis, Florian Alt, Michel Fabrizio, Lukáš Pešek, Luigi Morciano, Jonas Folger, Armando Pontone, Broc Parkes e Damian Cudlin tra Moto3, Moto2 e MotoGp – e per cinque stagioni è stata protagonista nelle tre classi del mondiale. Tuttavia man mano le difficoltà sono aumentate e l’idea di cambiare ha preso copro: «Senz’altro – commenta Giampiero Sacchi – è stata una decione presa in extremis, perché arrivò durante le festività natalizie del 2015 dopo un colloquio con il ‘capo’ del circus – Ceo della Dorna, società responsabile della gestione del mondiale MotoGp e Superbike – Carmelo Ezpeleta: in MotoGp non lottavamo di certo per primeggiare, anzi, date le situazioni tecniche eravamo relegati nelle ultime posizioni e ciò rendeva più difficile sia il proporci e venderci per gli spazi pubblicitari che potevamo offrire agli sponsor, sia per il puro fatto sportivo. Un mix che stava trasformando tutto questo in un lavoro ancora più duro di quello che è».
La rinascita Lorenzo Savadori, Alex De Angelis e via con l’avventura Superbike. Una scommessa: «Con il passaggio in Superbike ci siamo tutti rinvigoriti – sottolinea Sacchi – sotto l’aspetto agonistico: siamo tornati protagonisti e i risultati sono arrivati. C’è di nuovo quella gioia di poter tornare a casa arrabbiati perché sei arrivato 4° o 5°, prima non accadeva; inoltre c’è stato un grande successo sui ‘social’, non me lo aspettavo in questa forma così estesa. In termini di visibilità pratica c’è stato un notevole miglioramento e ci fa piacere, oltre a darci la forza di proseguire in un mestiere che di facile ha veramente poco».
LA STORIA IODARACING IN MOSTRA ALLA GIOSTRA DELL’ARME DI SAN GEMINI, GALLERY
Up & down 18 top ten su 44 a disposizione, un podio e un pilota, Savadori, che chiuderà con ogni probabilità tra i primi dieci del mondiale. Non male per un team debuttante. Ma Sacchi non risparmia critiche: «Molto contento di Savadori e molto deluso di De Angelis, speravo che potesse fare di più. Ok il ‘coniglio dal cilindro’ – aggiunge il manager ternano – uscito dal 2° posto (all’EuroSpeedway Lausitz, ndr) in Germania, però è una stagione che per lui è stata decisamente in salita, molto di più di quanto pensassimo. Poi se pensiamo all’incidente – Motegi, ottobre 2015, ndr – che ebbe in Giappone e quello che è riuscito a fare siamo tutti felici. Ripeto, in termini di risultati mi aspettavo di meglio. Ora mancano due round per quattro gare e nessuno mi toglie il desiderio di riuscire a migliorare il podio conquistato da Alex». Una stagione in crescendo per il team ternano: da Donington in avanti – settimo round – il 23enne cesenate mai sotto la 6° posizione nelle sei gare completate, mentre per il centauro sanmarinese tre top ten e un podio.

Sogno Endurance Sacchi ha un’idea in testa. Vincere in casa dei giapponesi a ‘La 8 ore di Suzuka’ e, magari, prender parte alla ‘24 ore di Le Mans’: «Stiamo parlando – spiega sull’immediato futuro – con Aprilia per concordare e vedere quali possono essere i progetti da portare avanti. Per Iodaracing come ‘Motorcompany’, i sogni nel cassetto sono quelli di cominciare a lavorare sull’endurance con la moto ‘Telaiorosso’: speriamo che riusciremo ad essere così bravi a reperire risorse per dar vita a questo bellissimo progetto. Ci darebbe tanta gioia». Desiderio di trionfare davanti a quei giapponesi che, in passato, hanno studiato – per due mesi – un modello di moto prodotto da Iodaracing. Una grande soddisfazione per lui.
Moto ‘paffute’ Visione a tutto campo per Sacchi in merito al mondo Superbike: «In positivo devo sottolineare la presenza del pubblico, inaspettata in termini di quantità; a ciò si aggiunge i numeri televisivi della Superbike, interessanti per tutte le aziende che vanno a studiare un prodotto dove poter iniziare un piano di comunicazione. Si potrebbe migliorare – sottolinea – invece sull’aspetto estetico delle moto: vorrei fossero più belle per dar vita ad un ‘after market’ che potrebbe rivitalizzare un mercato abbastanza fermo. Mi piacerebbe questa strada per la Superbike, per dare un richiamo maggiore agli sportivi che vogliono modificare la propria moto e renderla uguale a quella che corre. Al giorno d’oggi è il contrario, è già uguale in partenza. In definitiva le vorrei più ’paffute’».
L’azienda, la sopravvivenza e gli attacchi Manager e imprenditore a 360 gradi nel mondo delle moto. In un ‘circus’ dove sopravvivere non è così facile, quantomeno per i piccoli team: «Si tratta di un campionato del mondo dell’industria. Noi siamo privati e la maggioranza delle persone non si rende conto di quanto sia difficile creare un budget e sostenere i costi: ancora ricordo i commenti sulle nostre moto nel motomondiale, risposi con il silenzio. Tutti hanno fretta di fare risultati: siamo a Terni, va ricordato, e non in un paradiso fiscale. Il concetto più importante è che Iodaracing è un’azienda come qualsiasi altra, né più né meno».
Terni, mentalità ‘obsoleta’ Per otto anni Giampiero Sacchi ha lavorato all’acciaieria. Un passato operaio che ci tiene a ricordare, ma sul quale lancia un avvertimento: «A Terni si vive in un passato dove si pensa ancora all’acciaieria come unica soluzione possibile. La città deve avere il coraggio di ‘segnarsi’ e credere in un futuro diverso: abbiamo due eccellenze come la Cascata delle Marmore e San Valentino, entrambe sfruttate male. Perché essere così ciechi?». E un’amara conclusione: «La realtà è che questa mentalità mi sta stretta. Servirebbe ben altro a Terni». Né il primo né l’ultimo a pensarla così.