Ogni città ha il proprio patrimonio storico culturale e quello di Terni, a giudicare dallo stato di conservazione dell’antica Porta Spoletina e soprattutto dei due torrioni ‘di guardia’, non sembra messo molto bene. Fra l’altro proprio in quella zona la Terni ‘moderna’ aveva puntato il proprio futuro – dalla Bosco al Centro multimediale – ma ora, oltre ai cocci dei progetti falliti, si rischia di dover raccogliere anche anche ciò che resta della storia cittadina, ormai a pezzi.
Degrado Il complesso, risalente al XIV secolo e posto fra via Eugenio Chiesa, via Curio Dentato e via Porta Spoletina, è ormai preda della vegetazione che cresce rigogliosa in ogni dove – fra i mattoni, in cima a ciò che resta dei merli e sulla sommità delle strutture – ma anche dei piccioni che hanno libero accesso all’interno.
Copertura sfondata E per entrare nelle torri della Porta Spoletina – un tempo baluardo fondamentale per Terni e ingresso settentrionale alla città – i volatili, al pari della pioggia e delle foglie degli alberi – usano la parte soprastante. La copertura in plastica, installata tempo addietro, è ormai solo un lontano ricordo visto che è in gran parte sfondata, ovvero inutile e inesistente.
Auspicio E se oggi non più tempo di ponti levatoi e mulini ad acqua – come quello che sorgeva fra la porta e i torrioni, dove oggi c’è un edificio privato – forse un po’ di decoro in più, verso ciò che rappresenta la storia della città , sarebbe auspicabile.
Memoria addio Dal blog ‘Terni Nostru’ – fra citazioni dell’Angeloni e delle antiche riformanze – si legge che «osservando le mappe antiche della città , si può ben notare che rispetto al tessuto urbano, la porta si trovava in una posizione isolata. Forse l’espansione demografica di Terni in quei secoli e la necessità di proteggere entro le mura gli orti, fonte di cibo per i cittadini, furono i motivi per cui venne eseguito l’ampliamento della cinta muraria verso il lato nord». Oggi la città è molto più ampia rispetto a quella che la porta e i torrioni dovevano difendere. Lo stesso non si può dire invece della memoria collettiva, evidentemente troppo ristretta.