L.P.
Sessanta minuti. Tanto ha parlato martedì l’avvocato Luca Maori, difensore di Francesco Rosi, l’uomo che lo scorso 25 novembre ha ucciso la moglie, l’avvocatessa Francesca Presta, con due colpi di fucile all’interno della loro abitazione in via del Bellocchio, per chiedere al tribunale del Riesame di la scarcerazione dell’omicida e gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Ma per i giudici Rosi rimane in carcere.
La difesa Dodici pagine di ricorso che contengono tutta la strategia difensiva e che sono state consegnate martedì ai giudici Giuseppe Narducci, Luca Semeraro e Marco Verola. . Dodici pagine e un colpo di scena che proverebbe che quando Francesco Rosi ha sparato due colpi di fucile contro la moglie, non aveva premeditato l’omicidio.
Domiciliari negati Per i giudici, intanto, Rosi rimane in carcere. Hanno rigettato la richiesta dei domiciliari perché temono la reiterazione di una condotta criminosa. Secondo il legale, Rosi sarebbe invece incapace di fare del male a terzi. «E’ una situazione drammatica – racconta l’avvocato Maori che l’ha visto poche ora fa – l’uomo è controllato a vista, in cella, perché c’è il rischio che si uccida».
No premeditazione La strategia difensiva ora mira a scardinare il convincimento della premeditazione. Tra le indagini presentante a sua discolpa, c’è infatti anche un video depositato e girato dallo stesso legale col cellulare nelle ore immediatamente successive al delitto e in cui si vedrebbe l’orma del fucile sotto il letto tracciata dalla polvere. A testimonianza, dice la difesa, che non c’è stata premeditazione e che quel fucile era nascosto sotto al letto da molto tempo per difendersi da eventuali ladri. «Ora – prosegue Maori – depositeremo la richiesta di una perizia psichiatrica a dimostrazione che nel momento dell’omicidio Francesco Rosi era incapace di intendere e di volere. E’ stato un attimo di follia – conclude – e lo ha confermato lo stesso Rosi durante l’interrogatorio di garanzia dicendo ‘quel giorno siamo morti in due’».
La fiaccolata E intanto per sabato 19 dicembre l’associazione Liberamente Donna e il centro antiviolenza di Perugia ‘Catia Doriana Bellini’ hanno organizzato una fiaccolata in ricordo di tutte le donne vittime di violenza di genere. Raffaella, ma anche Ilaria Abbate, la 24 enne morta dopo giorni di agonia in ospedale perché ferita a fuoco dall’ex compagno poi suicida, Daniela Crispolti e Margherita Peccati uccise negli uffici della regione al Broletto dalla follia omicida di Andrea Zampi nel 2013. Durante la manifestazione, a cui probabilmente parteciperanno anche i familiari di Raffaella Presta, verranno spente tutte le luci natalizie e liberate in cielo delle lanterne.