«Terni sta perdendo competitività perché vengono applicate regole europee che sono obsolete, vecchie e superate». A dirlo è stato, lunedì a Bruxelles, dal palco della manifestazione organizzata dai sindacati europei per chiedere che vengano mantenute e inasprite le misure anti dumping nei confronti della Cina e che non le sia riconosciuto lo status di economia di mercato, il vice presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani.

I rischi Andreas Goss del gruppo ThyssenKrupp, ha ricordato che «la Cina ha una capacità di sovrapproduzione tale che può rifornire gli Stati Uniti, l’Unione europea e la Russia e altri Paesi. Hanno una tale produzione che vendono sottocosto». Sono tre le inchieste anti dumping aperte a Bruxelles nei confronti della Cina, con le misure che sollecitate da sette Paesi tra cui l’Italia, che temono il collasso del settore: «Dobbiamo rispettare – ha detto ancora Tajani – le stesse regole. E’ importante giocare 11 contro 11 e non 9 contro 13 in Cina. Dobbiamo rispettare le stesse regole e ritardare il riconoscimento di economia di mercato».
Nevi Il capogruppo regionale di Forza Italia, Raffaele Nevi esprime «grande apprezzamento» per le parole di Tajani che, dice, «nel rilevare che l’attuale Commissione Ue ha trascurato il Piano per l’acciaio, ha ribadito la centralità strategica delle acciaierie di Terni le quali, al pari di quelle degli altri Paesi dell’Unione, correrebbero il rischio di essere tagliate
fuori dal mercato mondiale, a causa della ventilata abolizione dei dazi doganali sui prodotti importati dalla Cina. Auspichiamo e pretendiamo – conclude Nevi – che la Regione Umbria, invece di continuare ad occuparsi solo di poltrone e strapuntini da distribuire con il manuale Cencelli, si impegni a tutti i livelli per scongiurare il rischio che sia spazzata via la più importante industria dell’Umbria».
Ast Sarà pure penalizzata, come dice Tajani, ma intanto – secondo ThyssenKrupp – il sito Terni avrebbe fatto registrare «un aumento delle vendite». Nel primo trimestre fiscale, ottobre-dicembre 2015, a fronte di «una perdita perdita di 23 milioni di euro», fatta registrare dal gruppo, l’Ast viene accreditata di una produzione di «190 mila tonnellate di acciaio» e con ricavi che avrebbero parzialmente compensato le perdite generali.
Il ‘tavolo’ I sindacati, intanto, chiedono al governo italiano «di riattivare il tavolo dell’acciaio e dell’alluminio per fronteggiare in modo complessivo una situazione sempre più difficile. Occorre ricostruire una piattaforma comune di impegno, condivisa fra industriali, sindacati e governo». A dirlo è stato il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, durante l’assemblea nazionale delle Rsu di Fim-Fiom-Uilm sulla siderurgia. «Finora – ha detto Bentivogli – abbiamo affrontato le diverse vertenze aziendali singolarmente, ma per rilanciare il settore da cui dipende tutto il manifatturiero occorre una visione d’insieme».