Polizia provinciale: altra ‘faglia’ in Regione

Punti di vista diversi in giunta sul destino degli agenti di Perugia e Terni. Intanto c’è preoccupazione per il ‘portale della mobilità’

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Le profonde spaccature della giunta regionale sul tema della sanità, non sono evidentemente le uniche che attraversano l’esecutivo di palazzo Donini. Altre, forse meno vistose e gravi, ma molto significative per chi le vive sulla propria pelle, riguardano argomenti come il destino delle polizie provinciali di Perugia e Terni. E di certo non aiutano a intravedere una soluzione rapida e lineare, come da più parti auspicato.

Legge regionale o convezione? Uno dei temi che hanno portato alla luce le frizioni, è quello riguardante l’ipotizzata legge regionale che dovrebbe assegnare funzioni e fondi per consentire alle polizie provinciali di continuare a svolgere i propri compiti sui territori, altrimenti impoveriti e più vulnerabili a tutta una serie di rischi e reati, quest’ultimi soprattutto di carattere ambientale.

Tutti concordi Una linea, quella della legge regionale, sostenuta dall’assessore alle riforme Antonio Bartolini nel tavolo tecnico dello scorso 17 dicembre e ribadita anche negli ultimi incontri: nell’audizione dei due comandanti delle polizie provinciali di Perugia e Terni e nell’incontro – presenti gli agenti e i sindacati – con gli esponenti del consiglio regionale, in testa la presidente Donatella Porzi. In entrambi i casi è emerso l’impegno a sostenere l’iter amministrativo verso una legge regionale in grado di fare ordine e garantire i servizi.

Altolà In questo percorso si è inserita Fernanda Cecchini, assessore alla caccia, alla pesca e al patrimonio naturale della regione, che a stretto giro ha fatto capire – neanche tanto velatamente – che, piuttosto che una nuova legge regionale, si deve fare riferimento alla convenzione già proposta dalla Regione e mai sottoscritta dalle province, in quanto ritenuta insostenibile economicamente – 200 mila euro annui per l’espletamento di tutti i servizi sull’intera regione – e inidonea giuridicamente a trasferire le funzioni.

Dubbi in serie Infatti, secondo gli stessi agenti,la convenzione, oltre a non rappresentare uno strumento normativo adeguato a ‘spostare’ funzioni di polizia da un ente all’altro, non includerebbe tutta una serie di compiti che le polizie provinciali svolgono da anni, oltre alla vigilanza. Dalla gestione delle specie al ripopolamento, fino ai controlli ambientali e amministrativi, oltre al ruolo di ‘braccio operativo’ degli enti locali sui territori.

Mobilità Le frizioni in giunta non sono comunque l’unico aspetto che preoccupa gli agenti. L’altro è rappresentato dal portale della mobilità della pubblica amministrazione: la ‘finestra’ apertasi nei giorni scorsi – e che dà la possibilità di aggiungere e togliere nominativi – si chiuderà il prossimo 19 febbraio. A Terni l’amministrazione aveva assicurato che avrebbe proceduto per tempo alla riorganizzazione dell’ente e di conseguenza della ‘nuova polizia provinciale’, lasciando il portale quale strumento residuale, analogamente a quanto avvenuto nelle altre realtà italiane. Al contrario, appena dopo la dichiarazione dello stato di pre dissesto, la Provincia ha addirittura richiesto i dati a conferma dei nominativi sul portale. Un fatto che getta un’ombra sul futuro della polizia provinciale e dei relativi posti di lavoro. Un elemento che non contribuisce a rasserenare gli animi.

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