Il problema, lui, lo aveva posto. E adesso, giustamente, il presidente del Wwf di Perugia, Sauro Presenzini, festeggia: «il Canile di Fontanelle di Bardano , a Orvieto, è stato passato sotto la lente d’ingrandimento del dottor Raffaele Cantone a capo dell’Anac (Autorità nazionale anti corruzione), il quale a seguito di una denuncia specifica, ha censurato pesantemente la Regione Umbria, sottolineando profili d’illegittimità, invitandola a modificare la legislazione regionale».

La storia Era successo che all’Anac erano state segnalate delle criticità rispetto alla gestione dei canili comunali, soprattutto perché la Regione, spiega il presidente del Wwf di Perugia, «prevede che le convenzioni per la gestione dei canili possono essere stipulate solo con le associazioni di volontariato iscritte all’Albo regionale», mentre l’Anac ha chiarito, con una lettera inviata alla Regione, che «tale disposizione presenta profili di illegittimità» e che «le legislazioni regionali che riservano la gestione dei canili comunali alle associazioni di volontariato si pongono in evidente contrasto con il decreto legislativo numero 50 del 2016».
Gli affidi Il fine ultimo dell’accesso nelle strutture da parte di volontari e associazioni, chiarisce Presenzini, «è ovviamente quello di favorire massimamente gli affidi dei ‘cani di nessuno’, oggi reclusi incolpevolmente nelle patrie galere. Il canile sanitario di Collestrada della Asl, gestito dalla dottoressa Stefania Mancini, avvalendosi dei volontari del progetto ‘RandAgiamo’ è riuscita nel corso del 2014 ad affidare a famiglie 180 cani, ovvero il 100% dei cani presenti, svuotando letteralmente il canile, insomma un modello concreto, reale, possibile e replicabile. Basta ‘volerlo. I volontari del progetto ‘RandAgiamo partecipato da Regione Umbria, Università di Perugia, Asl, nonché altre associazioni di settore e volontari, che hanno a cuore il problema del randagismo, potrebbero essere la differenza nella gestione dei canili, facendo schizzare in alto le adozioni e abbattere finalmente gli enormi costi collettivi per milioni di euro, che poi il singolo Sindaco del Comune, ‘scaricherebbe’ sulla testa dei cittadini».
Le convenzioni Perché, si chiede il presidente del Wwf di Perugia, «i sindaci non prevedono, modificano, integrano le convenzioni in essere, per consentire l’accesso nei canili convenzionati, pagati con soldi pubblici a tutte quelle associazioni che dimostrano concretamente di voler e saper fare gli affidi, facendo ‘parlare’ esclusivamente i fatti concreti e verificabili in tema di adozioni? Perché non si parte ad esempio, proprio dal Canile Enpa di Collestrada, dove attualmente sono reclusi circa 460 cani e il cui costo annuale per la collettività è di 300 mila euro?».
La censura La modifica della convenzione in essere, spiega Presenzini, «deve e può essere integrata, garantendo
correttezza amministrativa, recepimento delle raccomandazioni/censure del dottor Cantone dell’Anac, oltre alla
convenienza e dimostrazione di trasparenza, efficienza, vigilanza e corretta gestione del denaro pubblico,
massimizzando gli sforzi (a costo zero) dei volontari, che sono protesi unicamente al benessere dell’animale per
trovargli una famiglia. In questa maniera si spezzerebbe l’interesse contrapposto, di chi gestisce i canili con stipula di convenzioni milionarie che ad oggi hanno creato una sorta di ‘piramide rovesciata’, ovvero maggiori sono i finanziamenti ricevuti, (e ‘stranamente’) minori sono gli affidi effettuati. Addirittura, in alcuni canili le adozioni sono praticamente inesistenti».