Sharing economy sƬ, ma fino a un certo punto. Eā un vero e proprio grido dāallarme quello lanciato da Federalberghi Umbria che torna a denunciare il fenomeno del āsommersoā nel turismo che, da tempo ormai, ĆØ sempre di più in aumento.

SommersoĀ Il āneroā aumenta a ritmo incalzante anche sul territorio regionale e, secondo lāassociazione di categoria, sta producendo gravissimi effetti a catena in termini di sicurezza sociale, evasione fiscale e contributiva, lavoro nero, mancata tutela dei consumatori. Ā«Questo tema ā commenta a caldo Giorgio Mencaroni, presidente Federalberghi Umbria ā dovrĆ decisamente essere al centro del confronto in vista della nuova legislazione turistica regionale, per le implicazioni pensatissime che ha non solo per il futuro delle imprese del settore, ma anche in termini di equitĆ , sicurezza, garanzie del consumatoreĀ».
Legge regionale In attesa di essere ascoltati in seconda commissione, la Regione infatti, pare giĆ essere corsa ai ripari nel presentare il disegno di legge, adottato in Giunta e in attesa di essere discusso in aula, in tema di ricettivitĆ turistica. Nel documento, infatti, si parla anche di locazioni ad uso turistico e di tutela del consumatore, con la previsione di un obbligo di comunicazione dei turisti presenti nelle strutture ai comuni. Ma ai consiglieri regionali Federalberghi chiederĆ maggior rigore su regole e controlli su fenomeni che, Ā«dietro nomi altisonanti e che rimandano a concetti di socialitĆ e condivisione come āsharing economyā e āhome restaurantā si nascondano spesso attivitĆ economiche mascherate, che vanno indagate e, nel caso, ricondotte entro le regole che valgono per tutte le altre imprese, poichĆ© danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienzaĀ».

Airbnb Il nemico numero uno, per Federalberghi, ĆØ senza dubbio Airbnb. Unāindagine, realizzata assieme alla societĆ Incipit Consulting, evidenzia come in Umbria il fenomeno della ricettivitĆ domestica sia aumentata in meno di un anno del 10.3%. Ad Assisi, ad esempio, uno dei territori che, assieme al perugino, fa registrare unāintensa attivitĆ del portale, lāaumento delle inserzioni ĆØ addirittura stato del 15,4%. Se ad ottobre 2015 gli alloggi disponibili in Umbria erano 4.190, appena 10 mesi dopo il numero ĆØ salito a 4.623. Tra questi 3.326 interi appartamenti, 3.908 disponibili per più di sei mesi, 2.717 gestiti da āhostā che hanno a disposizione più di un alloggio.
Numeri Ā«I dati dimostrano inequivocabilmente che sulla cosiddetta sharing economy circolano almeno quattro grandi bugie – aggiunge Giorgio Mencaroni – che devono essere smascherate, per evitare che il consumatore sia ingannato due volte: con il tradire la promessa di vivere unāesperienza autentica e con lāeludere le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettivitĆ , del mercatoĀ». Per Mencaroni, in primis, non ĆØ vero che si condivide lāesperienza con il titolare, principio in base al quale era nato il servizio Airbnb anni fa. Nella maggior parte degli annunci, infatti, si mettono in affitto interi appartamenti in cui non abita nessuno, e questo accade in oltre il 70% dei casi.
FalsitĆ Non sarebbero, poi, attivitĆ occasionali, dal momento che nel 79,3% dei casi gli annunci riguardano appartamenti disponibili per più di sei mesi lāanno, con Assisi che vede questa percentuale salire fino allā87,4%. Gestire un appartamento o una casa vacanze attraverso il portale Airbnb non sarebbe neanche una forma integrativa di reddito secondo Mencaroni, quanto piuttosto attivitĆ economiche a tutti gli effetti, che nel 57,7% dei casi fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi. In qualche caso, infatti, lo stesso host gestisce addirittura fino a 366 alloggi.