Nestlé – Perugina: «Ecco le criticità»

Perugia, il segretario generale regionale Fai Cisl Umbria, Dario Bruschi, indica i punti dell’accordo sui quali esistono dei dubbi

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«A noi piace esprimere le nostre posizioni ai tavoli sindacali, ma è chiaro che a fronte di una serie infinita di articoli e prese di posizioni, vogliamo anche noi esprimere e far conoscere la nostra. Per questo, visto che abbiamo sottoscritto l’accordo insieme ai colleghi delle altre organizzazioni sindacali, teniamo a sottolineare che crediamo in quel progetto, visto che ridà centralità al brand Perugina ed al territorio». A dirlo è il segretario generale regionale Fai Cisl Umbria Dario Bruschi e la sua presa di posizione arriva all’indomani della sortita di Carla Spagnoli, presidente del Movimento per Perugia, relativa alla questione Nestlé-Perugina. E da quello che dice appare evidente che di criticità ce ne sono davvero.

L’accordo La Fai Cisl Umbria, spiega Bruschi, «è consapevole che le cose scritte in quell’accordo potranno traguardare una nuova fabbrica, ma sopratutto la speranza dell’organizzazione è quella che si realizzi la piena occupazione e che in futuro non si debba più fare ricorso agli ammortizzatori sociali. L’auspicio della Fai Cisl Umbria scaturisce dalla consapevolezza che la Nestlé ha già realizzato un piano analogo con la San Pellegrino e quindi si dice fiduciosa di ripetere anche in Perugina una simile esperienza. Detto questo però – aggiunge Bruschi – teniamo a precisare che nell’accordo di aprile c’è l’impegno a produrre a Perugia i biscotti per gelati per tutta la zona Europea e Mediterranea (Emena), impegno che ancora non vediamo concretizzato ed ufficializzato dalla Nestlè. Per questo, invitiamo l’azienda a definire la questione quanto prima».

Le criticità Un altro fondamentale punto definito nell’accordo, dice ancora il segretario della Fai Cisl, «è rappresentato dalla partecipazione dei lavoratori al progetto. Sono stati previsti tanti incontri di discussione che, sebbene vengono realizzati, vorremmo che fossero vissuti dall’azienda non come un semplice passaggio da sbrigare, ma come un reale coinvolgimento dei lavoratori. Cioè non si può far esprimere la Rsu e poi non prendere in considerazione o addirittura irrigidirsi per le posizioni che vengono portate al tavolo. Inoltre ci sembra che le situazioni sottoposte a discussione non vengano poi tradotte dalla struttura organizzativa aziendale in atti che prendano in considerazione le problematiche segnalate».

Poi il sindacato dice che «occorre una gestione più opportuna del progetto Tpm, senza lasciare questioni all’improvvisazione che possono generare tra i lavoratori situazioni di incertezza e precarietà e un impegno fattivo della struttura gerarchica a tutti i livelli, e delle responsabilità sottese ad essa, più consona ai principi partecipativi enunciati nell’accordo, che ribadiamo devono partire da un corretto confronto non solo sul tavolo negoziale delle parti sociali ma scendere anche nella quotidianità tra collaboratori e responsabili nell’ambito dell’attività lavorativa. Come Fai – è la conclusione – continueremo ad assumerci le nostre responsabilità in ogni istanza contrattuale, perseguendo sempre ciò che è necessario per il futuro».

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