Trenta (30) violazioni in materia ambientale per un totale di otto persone indagate. Questo l’esito dell’indagine, chiusa dal sostituto procuratore Barbara Mazzullo, relativa agli accertamenti condotti fra il 2015 e il 2016 dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) di Perugia, coordinati dal capitano Francesco Motta, e da Arpa Umbria sull’inceneritore ‘Terni Biomassa Srl’ di Maratta, di proprietà della ravennate Tozzi Holding.
INCENERITORE, PARLA TERNI BIOMASSA
Gli indagati Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, notificato dalla procura di Terni, figurano tre figure di vertice ed ex di Terni Biomassa Spa, due dirigenti ed ex della Tozzi Green Spa, dirigenti di due imprese intermediarie per il procacciamento di ‘pulper di cartiera’ poi trattato nell’impianto di Terni e di un’azienda laziale che si occupa dello smaltimento di rifiuti speciali. Nessuno degli indagati è di Terni o comunque operante presso enti e istituzioni pubbliche del territorio.
TERNI BIOMASSA, AUTORIZZATA LA RIPARTENZA
Le contestazioni fanno praticamente tutte riferimento alla violazione del Codice dell’Ambiente e riguardano gli aspetti più disparati: dall’incenerimento al trattamento dei rifiuti, dalle emissioni in aria allo smaltimento dei residui. Elementi che, secondo Noe e Arpa, non sarebbero stati trattati secondo le normative di legge esistenti. Dai valori di umidità e cromo del pulper tenuto in magazzino, superiori ai massimi consentiti, alla quantità – eccessiva – di materiale destinato alla termovalorizzazione. Dalla violazione dei livelli massimi di emissione di monossido di carbonio, diossine e furani nell’aria, allo scarico nel fiume Nera di acque contenenti rame in eccesso. In 134 circostanze sarebbe stato superato il massimo orario di rifiuti da sottoporre alle operazioni di recupero energetico, mentre altre violazioni riguardano i mancati controlli dei parametri relativi a metalli, ammoniaca, diossine e furani. Nel ‘calderone’ delle contestazioni ci finisce anche il conferimento di pulper con valori non conformi o comunque superiori – è il caso dell’umidità – rispetto a quelli fissati dalla legge. E infine ceneri pesanti fatte passare per ‘non pericolose’, quando in realtà – per l’Arpa – lo erano.
Ancora inceneritori Ora gli indagati avranno venti giorni di tempo per presentare memorie, produrre documenti, rilasciare dichiarazioni o essere interrogati dal pm. Certo è che, in attesa delle richieste di rinvio a giudizio, la questione-inceneritori a Terni è destinata a sollevare nuove discussioni e polemiche, con altri strascichi giudiziari dopo quelli che in passato avevano riguardato l’impianto ex-Asm.
«Negare l’Aia» E infatti immediata la presa di posizione del comitato ‘No Inceneritori’, secondo il quale «è ormai che la vicenda inceneritori rappresenta una ipoteca in termini ambientali, sanitari e di legalità. Ora alla Regione spetta il facile compito di rigettare la richiesta di Autorizzazione integrata ambientale che Terni Biomassa ha depositato ormai nel 2014. Va rigettata perché le violazioni riscontrate dimostra l’attitudine ‘proprietaria’ con cui questi signori trattano il nostro territorio già sottoposto a livelli alti di contaminazione delle matrici aria, acqua, suolo. Insomma, l’impianto risponderà anche ai criteri di legge, questo è ciò che diranno in Regione, e quindi non si può non autorizzare, ma la politica deve assumersi la responsabilità di un atto chiaro e definitivo».
«Anni di chiacchiere» Il Movimento 5 Stelle parla di «mimica, atti d’indirizzo-carta straccia e finte prese di posizione della politica ed invece è bastato così poco per agire concretamente. La notizia degli 8 indagati, annunciata a conclusione delle indagini sull’inceneritore, è frutto di un processo di azioni messe in campo dai cittadini e dal M5S, al fine di fare massima chiarezza e ottenere giustizia. Ruolo decisivo del Consiglio comunale che con la delibera n°363 del 18 ottobre 2016 ha approvato l’esposto d’organo presentato dal M5S che ha permesso l’attivazione diretta del comune. In particolar modo ha permesso l’invio del parere sanitario della Usl, in merito al superamento di 4 volte il limite di legge per diossine e furani, alla procura della Repubblica di Terni. Una decisa presa di posizione da parte del consiglio a massimo supporto e sostegno della magistratura. Una delibera votata purtroppo solo da 27 membri su 33. Assenze e astensioni che pesano come macigni. Il Comune e la Regione devono esprimere immediatamente la loro contrarietà al rilascio dell’AIA in una condizione sub judice».