Ex Novelli, zero cifre ma spuntano i ‘tagli’

Al Mise la proprietà ha illustrato le linee guida del piano industriale. Ma senza indicare gli investimenti e chiedendo altri sacrifici. I sindacati: «I lavoratori hanno già dato»

Condividi questo articolo su

Nessun numero ma solo le ‘linee guida’ del nuovo piano industriale dell’ex Gruppo Novelli – Nuova Panem (oggi Alimentitaliani), l’esigenza di ridurre ulteriormente il costo del lavoro – anche esternalizzando i servizi amministrativi – e una generale vaghezza che lascia perplessi i sindacati Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil. Tanto che lo stato di agitazione è stato confermato in tutti i siti del gruppo: «Non siamo disposti a fare sconti a nessuno – attaccano le sigle -. Valeva per la famiglia Novelli ieri, vale per la nuova proprietà oggi».

I buoni propositi Il clima attorno all’ex Novelli resta ‘effervescente’, nonostante l’agognato cambio di proprietà. Lunedì mattina nella sede del Mise, a Roma, si è tenuto un incontro tra i vertici di Alimentitaliani e il coordinamento sindacale di Fai, Flai e Uila. E definirla ‘riunione interlocutoria’ sembra già un eufemismo: «La nuova proprietà – spiegano i sindacati – ha presentato le linee guida del piano industriale, finalizzato a dare una prospettiva di sviluppo ad un’azienda fortemente provata dalla mole debitoria pregressa. Alla base di questo piano ci sarebbe la volontà di ristrutturare i debiti maturati in questi anni, tanto con i fornitori quanto con gli istituti bancari, e di prevedere investimenti nei principali business del Gruppo, a partire dal rafforzare le produzioni agricole, consolidare quelle legate al settore della panificazione e del pet food. L’azienda ha specificato che la mole di investimenti necessari non è attualmente quantificabile a causa della condizione di instabilità economico finanziaria del Gruppo, aggiungendo di non essere nelle condizioni di fornire un piano industriale per Nuova Panem, con sede a Muggiò, per ulteriori approfondimenti in corso».

I ‘dolori’ Ma a fronte di progetti pieni di buone intenzioni, ma povero di cifre, c’è comunque una certezza: «L’azienda – proseguono Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil nella nota – ha annunciato che la realizzazione del piano industriale prevede un consistente taglio del costo del lavoro, chiedendo ulteriori sacrifici ai lavoratori, proponendo un percorso di confronto da tenere in sede ministeriale. Ha tenuto poi a specificare che la trattenuta delle retribuzioni accessorie sull’ultima retribuzione è una sospensione temporanea in attesa dell’esito del confronto con le organizzazioni sindacali».

I sindacati

«Già fatti tanti sacrifici» A fronte delle comunicazioni da parte della proprietà dell’ex Novelli, i sindacati hanno evidenziato la necessità «di approfondire con maggiore precisione i numeri del piano, essendosi fermati in questo primo incontro solo alle linee guida. In merito alla volontà di ridurre il costo del lavoro abbiamo hanno rivendicato il percorso fin qui seguito, pieno di sacrifici già fatti dai lavoratori e dalle lavoratrici finalizzati al salvataggio dell’azienda e alla tutela dei posti di lavoro. Come già affermato in precedenza – affermano Fai, Flai e Uila – siamo convinti che il rilancio non possa passare solo attraverso il costo del lavoro e i sacrifici dei lavoratori, né tanto meno si può pensare di subordinare la mole di investimenti al taglio del costo del lavoro. Come anche in relazione alla volontà annunciata dall’azienda di voler esternalizzare i servizi amministrativi e impiegatizi, siamo convinti che questa non sia una soluzione accettabile».

La richiesta Dalle tre sigle giunge una richiesta precisa: che l’azienda ritiri la proposta legata a ‘tagli’ ed ‘esternalizzazioni’ per avviare un confronto di merito e studiare soluzioni alternative. Giudizio sospeso sulle linee guida – senza cifre – del piano industriale, con un ulteriore ‘invito’ a «garantire relazioni sindacali, sul territorio e a livello nazionale, rispettose dei contratti, delle parti e dei lavoratori» a partire dalla programmazione di incontri sindacali nei siti del gruppo. Resta, come detto, lo stato di agitazione: «Lavoratori e sindacati hanno già dimostrato in questi mesi di essere uniti e determinati nel difendere il proprio lavoro, sempre con atteggiamenti responsabili) e non sono disposti a fare sconti a nessuno». Un clima che, dopo il cambio di proprietà, si è ulteriormente surriscaldato con il passare dei giorni e la cui temperatura verrà ‘misurata’ nelle assemblee convocate per i prossimi giorni.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli