di Fra.Tor.
Un fiume in piena. I genitori dei bambini che frequentano l’Istituto Leonino di Terni – nella sede distaccata di Stroncone – sono un vero e proprio fiume in piena. Dopo la denuncia del papà di un bambino al primo anno di asilo nido, un’altra mamma si rivolge ad umbriaOn esclamando: «Ci hanno preso in giro fino alla fine».

«Presi in giro» La signora è disperata, le viene quasi da piangere al telefono. «Spero che su questa storia, che di cristiano non ha nulla, non si spengano i riflettori. Ci hanno preso in giro fino alla fine. L’ultima, come vi ha raccontato quel papà, risale a mercoledì 22 febbraio, quando le proposte fatte da don Marco Baroncini e accettate da noi genitori, non sono state affatto prese in considerazione. Ci era stato proposto un servizio giornaliero Ata di 2 ore, attività di specialità senza l’avvio di ulteriore personale dell’Istituto, chiusura della scuola anticipata alle 15.30, un’integrazione mensile di 50 euro, indistintamente sulle quote stabilite, con pagamento anticipato in 5 rate e la possibilità di organizzare, fuori dall’orario scolastico attività di fundraising. Ma mercoledì ci è stato rimproverato di non aver preso una decisione unanime – dato che 2-3 famiglie sarebbero state disposte a trasferire i propri figli a Terni non accettando queste condizioni -, peccato però che questo dettaglio non ci fosse stato anticipato e che pensavamo sarebbe bastata la maggioranza».

I disagi Quindi anche il figlio della signora, un bambino di 2 anni e mezzo, dal primo marzo sarà a casa. «Noi viviamo in questa zona – racconta la mamma – e per me avere l’asilo a due passi da casa era una grande comodità. Mio figlio si trovava benissimo sia con le maestre che con i compagni. Io, per impegni lavorativi, non ho la possibilità di attraversare tutta la città per portare mio figlio nella sede centrale. Ora come glielo spiego che dal primo marzo dovrà restare a casa? Sono fortunata perché il mio bambino ha i nonni, ma tutti gli altri genitori che non hanno questa fortuna?».

«Triste e amareggiata» Per la mamma del piccolino questa è «l’ennesima presa in giro da persone che di cristiano non hanno nulla. Volevano chiudere questo asilo, ci hanno illusi con una proposta, e alla fine hanno ottenuto ciò che volevano. Io capisco che don Marco è stato mandato qui da Bologna per cercare di mettere a posto una situazione difficile, ma con i nostri sacrifici economici avrebbe potuto almeno attendere la fine dell’anno per la chiusura. A marzo, a 2-3 mesi dalla fine dell’anno scolastico, quale asilo prenderà i nostri figli? Sono triste e amareggiata perché sono una mamma che dovrà spiegare a suo figlio che non potrà più andare all’asilo perché i soldi e gli interessi di altri hanno vinto sulla sua felicità e serenità».

Bologna? Insomma, un sacerdote arrivato da Bologna – spedito a Terni dall’ex amministratore apostolico, monsignor Ernesto Vecchi – decide della vita e della morte della sede distaccata del Leonino e forse non solo di quella. Mentre il vescovo di Terni, padre Giuseppe Piemontese, che rappresenta l’ente fondatore di quella Pia Fondazione Autonoma monsignor Vincenzo Tizzani, che gestisce la scuola, tace.