di Marco Torricelli
In fondo al tunnel nel quale sembrava essere finita la Sgl – o se vogliamo la Elettrocarbonium – di Narni Scalo, c’è una luce. Anzi, tre. Perché il silenzio – e le voci contraddittorie che sono circolate dal 22 settembre del 2016, quando Michele Monachino è definitivamente uscito di scena e le chiavi dello stabilimento sono tornate in possesso del liquidatore – sta per finire.
Tre ipotesi Perché oltre a quella con Sangraf, che rimane aperta, ci sarebbero – il condizionale è d’obbligo solo perché non si trova nessuno (liquidatore e sindaco non si fanno trovare) disposto a rompere il riserbo, ma la cosa è talmente certa che ne sono stati informati anche i sindacati, che a loro volta tacciono – altre due concrete manifestazioni di interesse per lo stabilimento narnese e tutte inerenti al business della produzione degli elettrodi di grafite per la fusione dell’acciaio da rottame, che poi è la mission storica dello stabilimento.
Cina e Germania in campo La liquidazione della Sgl – impossibile avere riscontri, ma le informazioni in possesso di umbriaOn sono dettagliate – ha contattato il sindaco, affidandogli l’incarico di incontrare i due soggetti che hanno manifestato interesse per lo stabilimento: si tratta della cinese Fangda Carbon e del fondo di investimenti tedesco Ledbury & Partners.
Delegazioni in arrivo E che si tratti di molto di più che approcci iniziali lo conferma il fatto che gli incontri – prima con i cinesi e poi con tedeschi – sono già stati programmati per la prossima settimana, con relativo coinvolgimento della Regione, perché, spiega la fonte di umbriaOn, «si possano fornire certezze sui tempi autorizzativi per la ripresa produttiva».