di M.T.
La faccenda sta regalando – si scherza ovviamente – grandi soddisfazioni. Con assessori comunali e pezzi grossi dell’azienda sanitaria locale che si scrivono e si riscrivono addosso, senza nemmeno essere sfiorati dal dubbio che solo in pochi siano disposti ad appassionarsi al loro scaricabarile.
L’ambiente Perché – e qui si scherza molto, ma molto meno – la faccenda di cui sopra è talmente seria (si parla della qualità dell’aria, e non solo, presente nella ‘conca’ ternana) che meriterebbe un approccio diverso. Soprattutto perché capita – giusto giusto – un anno dopo il lancio di una delle tante iniziative presentate come ‘decisive’ e che, invece, sembrano altro.

AirSelfie Già , perché a settembre del 2016 – con squilli di tromba, rullio di tamburi e pagina dedicata sul sito internet di Arpa Umbria – era stata annunciato l’avvio di una campagna che sembrava destinata a determinare le sorti della ‘madre di tutte le battaglie’: quella sulla salute dei cittadini di Terni. Si chiamava – si chiama? – AirSelfie e, nella sua semplicità , appariva l’uovo di Colombo. L’obiettivo del progetto era quello misurare l’esposizione al rischio sanitario da inquinamento atmosferico della popolazione della conca ternana. «I cittadini verranno dotati di sensori portatili e indossabili – era stata la rivelazione – che in tempo reale misureranno la concentrazione di polveri fini che inalano durante tutti gli spostamenti quotidiani. Il dispositivo, inoltre, sarà collegato al gps del telefono per tracciare la localizzazione di chi lo indossa. I dati raccolti saranno poi inviati al sistema informativo ambientale di Arpa Umbria che le analizzerà e le confronterà con quelle registrate dalle 5 centraline già presenti sul territorio per il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico». Una figata pazzesca, si era pensato. Sì, come no.

I dispositivi Si tratta di piccoli dispositivi, grandi poco più di un pacchetto di sigarette che «attraverso una app – aveva spiegato Marco Vecchiocattivi, dell’Arpa – permetterà alle persone di sapere la qualità dell’aria nel punto preciso in cui si trovano. Inoltre questa permetterà anche di memorizzare la qualità nei punti in cui si è stati, quindi a fine giornata (ma anche a fine settimana, fine mese o fine anno) si saprà esattamente a cosa siamo stati esposti. Infine, accanto alle previsioni del tempo indispensabili sul nostro cellulare, ci saranno delle previsioni chimiche che ci anticiperanno la situazione delle polveri fini. In caso di alte quantità potremo così decidere di spostare, ad esempio, la gita che abbiamo organizzato». Ma mica era finita lì, perché ci era stato anche detto che tutti i dati raccolti dall’apparecchio, poi, sarebbero stati consegnati ai medici per le analisi e per cercare di fare prevenzione nei confronti delle malattie che ‘nascono’ dalle nuove forme d’inquinamento. «L’ordine dei medici – aveva detto il presidente Giuseppe Donzelli – dà la massima disponibilità a seguire le principali fonti di inquinamento e scoprire che impatto hanno sulla salute. Ad esempio sull’inquinamento elettromagnetico si sa pochissimo e in questo modo speriamo di scoprire qualcosa di più, soprattutto per la prevenzione».
DONZELLI E VECCHIOCATTIVI SPIEGAVANO COSI’ IL PROGETTO – VIDEO

La consegna Dopo la presentazione del progetto Donzelli aveva consegnato un dispositivo a Giovanni Barbanera – l’ingegnere ternano che si era reso protagonista di una protesta clamorosa contro l’inquinamento elettromagnetico a Miranda – e proprio a lui umbriaOn ha chiesto qualche informazione: «Credo che la cosa non abbia funzionato – è la sua sconsolata ammissione – perché io per diversi mesi ho inviato regolarmente i dati che l’apparechietto registrava, peraltro la procedura di invio era molto laboriosa, ma non ho mai avuto alcun riscontro dall’Arpa». Tanto che ad un certo punto ha smesso di trasmettere le informazioni: «Da qualche mese non mando più le mail – conferma Barbanera – e nessuno mi ha mai chiesto perché. Penso che non se ne siano nemmeno accorti».

La polizia locale aspetta ancora Nella lista dei potenziali utilizzatori di AirSelfie c’erano dei medici – anche noi di umbriaOn ci eravamo proposti come ‘cavie’, ma ci hanno dimenticato – e la possibilità di testare gli strumenti doveva essere data anche ai cittadini che ne avessero fatto richiesta. Ma c’era stato anche l’impegno di fornirli alla polizia locale: il maggiore Alessandra Pirro aveva annunciato la disponibilità del Corpo, spiegando che l’ideale sarebbe stato quello di consegnarne uno ad un agente motociclista perché è molto più esposto di chi gira in macchina. Anche loro, però, stanno ancora aspettando.
L’Arpa Dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale fanno però sapere che «il progetto sta marciando regolarmente». Ma se si chiedono dei dettagli, la risposta è molto meno decisa e, soprattutto, precisa: «I dati non sono ancora completi e sono in fase di elaborazione. Si stanno studiando i modelli matematici e poi ci sono stati i mesi di luglio e agosto che, viste le ferie, hanno fatto registrare dei rallentamenti. Ora, poi, con l’arrivo della brutta stagione prevediamo che ci saranno degli innalzamenti dei valori degli inquinanti e, quindi, il monitoraggio dovrà continuare». Insomma? «Diciamo che probabilmente ci vorrà ancora qualche mese per poter fornire dei dati attendibili». Sempre che non siano stati in tanti a fare come l’ingegner Barbanera, che si è stufato ed ha smesso di inviarli. Senza che se ne accorgesse nessuno.