Massimiliano Santopadre a ruota libera, durante la trasmissione ‘Fuori Campo’ di UmbriaTv, condotta da Riccardo Marioni lunedì sera (aggiornamento: trasmissione in replica venerdì sera ore 20.30). A partire dal futuro della panchina biancorossa: il presidente conferma che l’allenatore del Perugia 2018/2019 sarà Alessandro Nesta. Anzi, per la precisione sarà il duo Nesta-Rubinacci, vista la considerazione che l’ambiente perugino ha del tecnico umbro. Mancano solo le firme dopodiché sarà ufficiale: si parla di contratto biennale e mani libere sulla scelta dei collaboratori.

Rivoluzione a Perugia La squadra sarà rifondata. Andranno via in tanti, tantissimi. Sicuramente tutti i grandi vecchi che hanno costituito l’ossatura negli ultimi anni: Rosati, Belmonte, Del Prete, forse Volta. Andrà via anche Diamanti, che doveva essere la ciliegina sulla torta e che invece non è riuscito a incidere come ci si aspettava. Non sempre per colpa sua. Resteranno alcuni dei giocatori di proprietà (Leali, Bianco, Mustacchio, Buonaiuto), rientreranno alla base alcuni giovani in prestito, si proverà a far tornare Bandinelli dal Sassuolo. Infine si proverà a trattenere Magnani, che ha già molte richieste. Chiara la posizione del presidente su Di Carmine: «Se si concretizza per lui la possibilità di andare in serie A non posso costringerlo a rimanere anche perché con noi si è sempre comportato bene, certo c’è bisogno di una offerta all’altezza». Insomma, è già calciomercato.
Poteva tornare Bucchi «Vero, Bucchi poteva tornare. Ci siamo sentiti spesso. Poi però si è sentito tradito dalla scelta di Nesta, come se gli fosse mancata la terra sotto i piedi. A quel punto ha preferito ascoltare il Benevento. Con Nesta parliamo da ottobre, era una opzione per la prossima stagione, poi dopo la gara interna col Novara mi sono deciso e ho cambiato prima. L’uomo Breda non meritava quel gesto. Ma l’ho fatto perché amo questa società e questa squadra: ho provato l’ultima carta per gettare il cuore oltre l’ostacolo. Una ‘botta’ di defibrillatore. Purtroppo anche l’allenatore era stato coinvolto nell’apatia generale che la squadra ha manifestato più volte in questa stagione».
Il deferimento Agli onori delle cronache in questi giorni la questione Mancini, che il Santopadre spiega così: «Sono stato denunciato dalla Fiorentina per la valutazione di Mancini, un giocatore che loro avevano scartato e che noi abbiamo valorizzato. Siamo al ridicolo perché si entra nella valutazione di due giocatori che è frutto della libera contrattazione fra le società. Non posso dire di più perché c’è un procedimento in corso, ma voglio sottolineare che la cessione di Mancini e quella di mio figlio sono separate». In realtà – secondo l’accusa – Santopadre jr, terzo portiere del Perugia con zero presenze in B, valutato meno di 100mila euro da TransferMarket sarebbe stato ipervalutato (si parla di un milione di euro) per consentire al Grifo di incassare per altre vie il compenso per la cessione di Mancini che – sempre stando alle tesi della Fiorentina – sarebbe stato invece pagato (sulla carta) assai meno del valore reale, per non tenere bassa la somma da riconoscere ai viola (che da contratto avevano diritto al 50% della rivendita).
Vergogna playoff «Non so se ci possano essere dei tratti comuni nella gestione dei playoff: so comunque che li abbiamo affrontati in modo diverso. Ad esempio questa volta siamo andati in ritiro, a differenza degli altri anni. Probabilmente questa squadra non era così forte come pensavamo, in particolare nella gestione dei momenti più importanti: lo ha dimostrato in tutto il campionato. Io ho provato vergogna da presidente e da tifoso per la gara di Venezia».
Il derby «La partita interna contro la Ternana è stata la giornata più brutta nel mio periodo da presidente. Questa squadra ha finito il campionato per come doveva finire. Forse ho sbagliato a difenderli a spada tratta, ero consapevole che ciò mi avrebbe messo contro i tifosi però in quei momenti non potevo fare altrimenti».
PERUGIA, PRO E CONTRO SUL PROGETTO DEL NUOVO STADIO CURI

«Con la A avremmo lo stadio» Santopadre conferma che nei giorni scorsi c’è stato un incontro importante a Roma, con il credito sportivo, da cui è emersa un’ampia disponibilità. Le condizioni: mutuo trentennale da un milione di euro l’anno. «Il Comune non ha i soldi, quindi ce li devo mettere io – dice il presidente – resta da capire se conviene fare questo passo perché togliere un milione all’anno a una squadra di B è doloroso. Certo, fossimo andati in serie A, sarebbe stata tutta altra cosa: avrei già dato il via all’operazione». Il progetto prevede la copertura totale, 500 metri quadri di area commerciale e palchetti riservati alle aziende.
Proposte di acquisto «Ci sono state in passato due chiacchierate per la vendita della società, ma si trattavi di fondi di investimento, che hanno solo chiesto informazioni, poi non siamo arrivati mai a concretizzare davvero. Io non chiudo la porta a nessuno, ma certo mi spiacerebbe molto lasciare senza aver conquistato la serie A, ma allo stesso tempo mi rendo conto delle difficoltà: in serie A ci si va soprattutto con i soldi, con una capacità di investimento che io non ho»
Rapporto con i tifosi «Io cerco la stima e non il consenso. I gruppi non mi hanno mai chiesto risultati sportivi, solo onestà e correttezza. E ovviamente sudore da parte dei giocatori. Posso aver sbagliato la gestione di alcuni episodi, non la conduzione dell’intera stagione. Ad esempio, dopo la famosa contestazione, quel comunicato era dovuto da parte nostra, dopo quello che era successo. Capisco che dopo quattro anni di B si sia alzata l’asticella ma tante volte intravedo nelle critiche un odio che non capisco».