Conferma per il ‘sistema dei colori’ ma con criteri più stringenti per determinare chi diventerà ‘arancione’ o ‘rosso’ e almeno un mese con i weekend in ‘zona rossa’ per tutti. Queste le misure che una parte significativa del Governo starebbe studiando – ed in buona parte sarebbero già definite – in vista della scadenza naturale (15 gennaio) del Dpcm del 3 dicembre che definiva le misure generali per il periodo natalizio. Misure che potrebbero anche essere anticipate rispetto al 15 gennaio, alla luce del monitoraggio generale fissato per il 5, dell’incontro fra Governo e Comitato tecnico scientifico previsto per l’8 gennaio e del confronto fra lo stesso Governo e le Regioni.
Cosa accade ora?
Più concretamente, dopo il termine delle misure nazionali natalizie, in Italia dovrebbero esserci almeno un paio di giorni ‘gialli’ per tutti (7 ed 8 gennaio), a meno che il confronto fra Governo e Cts sui dati di monitoraggio non avvenga prima dell’8 gennaio previsto. Poi si tornerà ai ‘tre colori’ conosciuti: resta da capire se gli eventuali criteri più ‘severi’, entreranno in vigore subito o dopo qualche giorno.
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Il quadro
Con i contagi in lieve ma costante risalita un po’ ovunque, ci sono situazioni situazioni più e meno tranquille, quindi piuttosto variegate a livello regionale: il timore è che si sia agli ‘albori’ di una terza ondata, mentre la speranza è che tale ascesa – probabilmente legata ai giorni dello shopping pre natalizio – venga seguita da una sostanziale contenimento, frutto delle misure applicate su base nazionale.
L’incidenza come parametro
La ‘stretta’ rispetto ai criteri che definiscono di che colore siano le regioni, dovrebbe riguardare l’incidenza dei casi rispetto alla popolazione – calcolata sulle ultime due settimane – e l’indice RT. Circa l’incidenza, le misure ‘arancioni’ e ‘rosse’ potrebbero scattare a prescindere dal valore RT, una volta superata una certa soglia da definire. Di certo ben superiore a quella ‘di tranquillità’ attualmente definita – e superata ovunque in Italia – dei 50 casi ogni 100 mila abitanti: in Umbria la stima è che sia, ad oggi, oltre i 400 casi per 100 mila abitanti.
‘Stretta’ sull’RT
Circa l’indice RT, che oggi fa scattare ‘l’arancione’ oltre 1,25 ed il rosso sopra 1,50, si pensa ad un ‘taglio’ di 0,25. Ovvero ‘arancione’ da 1 in su e ‘rosso’ oltre 1,25. Da questo punto di vista l’Umbria, con l’ultimo RT intorno allo 0,8, può dirsi più tranquilla. Ma non troppo, visto il trend e l’ultimo giudizio dato dalla ‘cabina di regia’ istituzionale.
Weekend ‘rossi’?
Infine, almeno per un mese e poi si vedrà, il Governo pensa anche di attuare per tutti – senza esclusioni – i ‘weekend rossi’: festivi e prefestivi con le chiusure di locali, bar, ristoranti, limiti più severi alla mobilità. Nel giro delle prossime ore le misure, in ogni caso, dovrebbero essere puntualmente definite senza attendere la naturale scadenza (15 gennaio) dell’ultimo Dpcm dello scorso 3 dicembre.
Calcoli Battiston: Umbria ha superato seconda ondata
L’Umbria è una delle sei regioni – Liguria, Lombardia, Piemonte, Toscana e Valle d’Aosta le altre – ad aver sostanzialmente superato la seconda ondata del Covid-19. A dirlo, sulla base di alcuni calcoli, è il fisico Roberto Battiston dell’università di Trento: l’analisi confronta il numero degli infetti in atto rispetto al picco del 27 novembre e al 29 settembre. Le regioni che invece non hanno ancora raggiunto il picco sono Veneto, Sardegna, Puglia, Marche e Trentino. «L’individuazione delle zone rosse, gialle e arancioni parte dal valore dell’indice Rt, ma non considera il grado di sviluppo dell’epidemia sul territorio. Va invece – le parole di Battiston – inclusa nella valutazione la quantità dei casi positivi nella regione perché sono i due valori insieme che determinano quanto rapidamente può ripartire l’epidemia, con il rischio di saturare il sistema sanitario territoriale».