Il rischio lo avevamo sottolineato nei giorni scorsi, chiedendo per questo una delucidazione a Fipe Confcommercio Umbria che, a beneficio di tutti i ristoratori, aveva chiarito che si puรฒ effettuare servizio mensa, facendo accomodare clienti al tavolo anche in zona rossa, sottoscrivendo un contratto di fornitura, ma che questa possibilitร aveva dei criteri ben definiti ed escludeva esplicitamente i liberi professionisti.
I ‘furbetti’ del servizio mensa
E in effetti ci sono diversi locali che, interpretando la direttiva in modo un po’ troppo estensivo, da qualche tempo accolgono gli avventori e li fanno mangiare purchรฉ questi compilino – anche contestualmente – una autodichiarazione di possesso di partita Iva. Ma in questo modo viene meno il senso stretto del servizio di mensa: la continuitร , la stretta correlazione con le ore di lavoro e il fatto che il servizio viene fornito all’azienda, non al lavoratore.
Chi chiude un occhio e chi ne approfitta
Anche nell’alveo dell’irregolaritร , ci sono varie gradazioni. C’รจ chi, magari con un locale immenso, rispetta tutti i distanziamenti e tutte le prescrizioni anti Covid, chiudendo saltuariamente un occhio per qualche libero professionista che chiede di mangiare al tavolo. Ma c’รจ anche chi ha trasformato questa pratica in un ‘liberi tutti’. Come accaduto in via Settevalli, dove sono tornati gli agenti della municipale in borghese – ne dร notizia Il Messaggero – per controllare un ristorante stranamente pieno. E non รจ la prima volta. Colte in fallo una trentina di persone. Molti con partita Iva, alcuni addirittura senza nemmeno quella. Tutti ‘abusivi’ e non certo intenti a mangiare nell’ambito di un servizio di mensa aziendale. Identificati e raccolte le autocertificazioni, ora sono in corso le verifiche sulla veridicitร delle dichiarazioni. Qualora non lo fossero, scatterebbe la multa.