di P.C.
Sabato mattina i tifosi del Perugia si sono ritrovati all’esterno dello stadio Curi per incitare la squadra in partenza per SalĂ², esattamente otto mesi e mezzo dopo un altro raduno, ben piĂ¹ triste, in occasione del ritorno dello spareggio playout col Pescara, che decretĂ² la retrocessione del Grifo. Ora i destini di Perugia e Pescara si incrociano nuovamente.
La nemesi: Pescara in C
Il caso ha voluto che nel fine settimana in cui il Grifo si gioca il match point promozione sul campo della Feralpi SalĂ², il Pescara dica addio alla serie B, retrocedendo di fatto in Lega Pro dopo la pesante sconfitta per 3-0 subita a Cosenza, nello scontro diretto. Manca solo la matematica ad ufficializzare il ritorno in terza serie dopo 11 anni, al termine di una stagione disastrosa e contrassegnata da una lunga serie di errori, con tre allenatori. Quella di martedì contro la Reggiana sarĂ una partita drammatica quasi quanto quella di Ferragosto.
Il ‘tradimento’ di Oddo
Il primo ce lo ricordiamo tutti: Massimo Oddo. Il suo passaggio al Pescara pochi giorni dopo la sconfitta nei playout contro la stessa squadra suscitĂ² molte polemiche. Gli altri due sono stati Breda (anche lui ex Perugia) e Grassadonia. «Chiediamo scusa a tutti – ha dichiarato il ds Antonio Bocchetti – in questa stagione abbiamo commesso errori di valutazione su acquisti ed è chiaro che se si esonerano due allenatori problemi ci sono stati. La squadra purtroppo è venuta meno anche mentalmente». Esattamente come il Perugia lo scorso anno.
Perugia-Pescara, ritorno playout 2019/2020
Anche Cosmi retrocede
Ma in questo stesso fine settimana c’è un’altra retrocessione che, in qualche modo, è legata con quella dello scorso anno. Nella partita che, di fatto, regala lo scudetto all’Inter, Serse Cosmi retrocede in B col suo Crotone, sconfitto 2-0 dai nerazzurri. Il tecnico perugino non è riuscito nel miracolo, dopo essere subentrato a Stroppa, lo scorso marzo. Anche lo scorso anno subentrĂ² in corsa, cominciando benissimo, ma poi perdendosi in una china discendente in cui i suoi stessi allarmi (celebre quello di Frosinone) non furono ascoltati.