del comitato ‘A Scuola Umbria’
Pare evidente che gli amministratori umbri, sia regionali che locali non fossero totalmente soddisfatti delle reiterate chiusure, spesso immotivate a carico delle istituzioni scolastiche. Non solo la pandemia in Umbria ha fatto chiudere le scuole più che nel resto d’Italia, adesso c’è anche il Giro d’Italia: è del 12 maggio l’ordinanza del Comune di Perugia che chiude per la giornata del 19 maggio ben 50 edifici scolastici per il passaggio dello stesso. Il corrente anno scolastico è stato drammaticamente segnato dalle chiusure delle scuole e dalla didattica a distanza, gli studenti delle scuole superiori di secondo grado sono da poco rientrati in presenza, una minima parte al 100% e la gran parte al 50%, ragion per cui sembrano inopportune ulteriori chiusure.
Appare davvero svilente il modo in cui le istituzioni e le amministrazioni scolastiche hanno deciso di trattare la scuola quale elemento marginale, da non tenere in alta considerazione come bene principale della società ma da chiudere ogni qualvolta sia necessario. Appare evidente quanto ancora i genitori siano considerati zero nell’organizzazione di giornate del genere, genitori che sono lavoratori e ai quali se la scuola chiude per cause esterne e di rilevanza opinabile non vengono concessi permessi extra. Genitori, in primis madri, che vengono definite dai rapporti Save the Children ‘Le equilibriste’ per la capacità di doversi organizzare tra vita lavorativa e vita familiare in Italia senza politiche di conciliazione a loro favore. Mettiamoci in questo scenario già drammatico per i genitori italiani anche il Giro d’Italia, in un calendario scolastico già costellato da ponti, il prossimo anche questo opinabile del 2 giugno di addirittura 5 giorni. Insomma ancora una volta la Regione Umbria e il Comune di Perugia non si smentiscono: per loro il diritto all’istruzione, la formazione dei nostri figli e l’organizzazione familiare sono questioni superficiali e non pilastri fondanti di una società.