di S.F.
La realizzazione di una struttura di oltre 200 metri quadrati dedicata alla gestione in pronto soccorso dei casi Covid e una nuova area da 270 mq per la terapia intensiva. Questo era previsto in origine nell’ambito del potenziamento dell’ospedale di Terni per la riorganizzazione legata all’emergenza Covid-19: c’è lo stop a distanza di oltre un anno dall’adesione – 20 novembre 2020 – agli accordi quadro per il lotto umbro dopo la procedura aperta dalla presidenza del consiglio dei ministri. O quantomeno si cambia modalità per raggiungere l’obiettivo. Motivo? Criticità strutturali e non solo.

Non si può fare
Passo indietro. A fine 2020 – l’iter prende piede, su scala locale, dalla delibera della Regione del 19 giugno 2020 per il piano di riorganizzazione per l’emergenza coronavirus – era stato dato il via libera al raggruppamento temporaneo di imprese composto dallo Studio Altieri S.p.A. di Thiene e dalla Cooprogetti di Gubbio per l’affidamento dei servizi di progettazione, direzione lavori e coordinamento della sicurezza, con stipula del contratto d’appalto da poco meno di 300 mila euro datata 26 gennaio 2021. Passano undici mesi e arriva l’alt dell’Rti, certificato con una pec dello scorso 14 dicembre: «A seguito di sopralluoghi tecnici di approfondimento e di confronto con la direzione ospedaliera, la porzione di ampliamento di 270 metri quadrati della terapia intensiva, posta a base di gara, non è realizzabile per criticità di carattere strutturale e costruttivo e l’impossibilità di attivazione di tale area prevede una integrale rivisitazione della piastra dedicata alla TI». Giocoforza si deve cambiare. Sì, perché nel contesto generale di restyling era appunto compresa anche la zona di 270 mq per posizionarci dieci posti letto di TI con tanto di collegamenti diretti al reparto di anestesia e rianimazione. Saltato questo aspetto, si modifica tutto il resto.

La soluzione per il pronto soccorso
Nella stessa comunicazione è la stessa Rti ad indicare la via d’uscita: «In questa ottica alcune funzioni proprie del pronto soccorso (osservazione breve intensiva, locali di supporto, spogliatoi, ecc.) dovranno essere ricollocate all’interno del pronto soccorso attuale». Recesso dal contratto d’appalto originario e nuovo progetto preliminare per le nuove esigenze del blocco di terapia intensiva-PS: ora si parla di «lavori di ristrutturazione di un’area dell’attuale pronto soccorso finalizzata alla realizzazione di tre locali Obi, una sala gessi e tutti gli spazi di supporto necessari, ampliamento antistante la camera calda finalizzato alla realizzazione del locale bonifica e polizia e ristrutturazione di un’area del piano seminterrato finalizzata alla realizzazione degli spogliatoi». Addio al progetto originario che prevedeva la struttura di circa 220 metri quadrati per la gestione in PS dei casi Covid, l’ampliamento dell’attuale PS comprensiva di aree di pre-triage distinte, area di attesa dedicata Covid, ambulatorio, area per soggetti in attesa di esito del tampone nonché un percorso specifico per pazienti affetti da coronavirus: «La nuova soluzione progettuale non altera la natura originaria del progetto che prevedeva una riorganizzazione funzionale del PS», viene puntualizzato.

La scarpata inaccessibile
Come mai non si può fare l’incremento da 270 metri quadrati per i posti aggiuntivi di terapia intensiva? «L’area in ampliamento – spiega nella pec del 14 dicembre la Cooprogetti, la firma è dell’ingegnere Edoardo Filippetti – ricade su una scarpata artificiale che risulta in larga misura inaccessibile)». In più «criticità di carattere funzionale distributivo e interferenze con i sistemi di sicurezza di evacuazione elio delle attuali risonanze magnetiche». Il Rup per il ‘Santa Maria’ è l’ingegnere Gianluca Bandini, dirigente della struttura tecnico-patrimoniale.

La terapia intensiva: cosa è stato programmato
Al posto della nuova area da 270 mq è stato dato il semaforo verde ad un nuovo ordine d’acquisto – si legge nella documentazione – per «lavori di ampliamento della disponibilità di 10+1 posti letto all’interno dell’area di terapia intensiva e di 1 posto letto in Utic». A ciò si aggiungono locali a servizio del reparto e l’acquisizione di «dotazioni strumentali a completamento della dotazione esistente». Con una specifica: «La nuova soluzione progettuale non altera la natura originaria del progetto che prevedeva parimenti la realizzazione di nuovi 12 posti letto di terapia intensiva». A firmare gli accordi sono il direttore generale Pasquale Chiarelli e l’appaltatore, vale a dire l’ingegnere Aldo Mancurti.