Nuovi sviluppi sulla questione del riconoscimento del ‘beneficio amianto’ ai lavoratori di Acciai Speciali Terni, una battaglia portata avanti da tempo dalla Confsal, la Confederazione generale dei sindacati autonomi dei lavoratori. I vertici del sindacato sono stati infatti ricevuti dal vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, per discutere della possibilità di presentare un emendamento con cui riconoscere ai dipendenti dello stabilimento ternano il beneficio. Mulè ha dato incarico ai suoi uffici di «valutare tecnicamente la questione». «Tra un paio di settimane ci rivedremo – ha spiegato l’onorevole – per concertare i prossimi passi a tutela della salute dei lavoratori».
La vicenda
All’incontro con Mulè hanno partecipato il segretario regionale della Confsal, Carlo Ugolini, accompagnato dal segretario provinciale della Fismic – Confsal, Giovacchino Olimpieri, e da quello della Confsal di Terni, Roberto Rocci. Il riconoscimento del beneficio amianto consentirebbe agli occupati che sono stati esposti a questo minerale per più di 10 anni di andare anticipatamente in pensione. Con questo obiettivo, nel 2017, la stessa organizzazione sindacale aveva promosso una petizione che raccolse oltre duemila firme, poi presentata al ministero del Lavoro. Nella petizione veniva richiesta l’applicazione della normativa al personale di Acciai Speciali Terni, vista «l’evidente similarità degli impianti di Torino e di Terni, manifestando la sussistenza del medesimo rischio per il personale impiegato alle mansioni interessate». Un’ iniziativa, questa, intrapresa dopo che nel 2001 vennero riconosciuti al solo stabilimento di Torino di Ast i benefici previdenziali dell’amianto, nonostante il sito di Terni facesse parte della stessa azienda ed avesse in comune le stesse tipologie di impianti. Inoltre in tutti gli altri siti siderurgici italiani come Genova, Taranto, Avellino, Piombino sono già stati applicati tali benefici, grazie all’interessamento delle forze politiche e sindacali.