Concorsopoli: raffica di condanne. Anche Barberini, Marini e Bocci. Assolti in sette

La sentenza è stata emessa giovedì dal tribunale di Perugia in composizione collegiale

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Ventuno condanne e sette assoluzioni: è stata emessa mercoledì dal tribunale di Perugia in composizione collegiale – presidente Marco Verola – la sentenza di primo grado relativa al processo ‘Concorsopoli’ legato alle assunzioni nell’ambito dell’azienda ospedaliera di Perugia e della Usl Umbria 1. Fra i condannati, l’ex presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini (due anni di reclusione per falso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio), l’ex sottosegretario all’Interno Gianpiero Bocci (due anni e sette mesi) e l’ex assessore regionale alla sanità Luca Barberini (tre anni). Condannati anche l’ex direttore regionale della sanità Walter Orlandi (un anno, nove mesi e dieci giorni) e l’ex direttore amministrativo del ‘Santa Maria della Misericordia’, Maurizio Valorosi (un anno). Per Emilio Duca, ex direttore generale dell’ospedale di Perugia, la cui posizione è stata stralciata per motivi di salute, si tornerà in aula il prossimo 9 luglio: per lui l’accusa ha chiesto un anno e cinque mesi di reclusione. Il collegio giudicate ha riconosciuto l’ipotesi di associazione per delinquere per Bocci – per il quale i pm Paolo Abbritti e Mario Formisano avevano escluso tale reato -, Barberini e Valorosi.

Le altre condanne hanno riguardato, in ordine alfabetico, Patrizia Borghesi (due anni), Eleonora Capini (un anno e quattro mesi), Elisabetta Ceccarelli (un anno e quattro mesi), Marco Cotone (nove mesi e dieci giorni), Potito D’Errico (due mesi), Mauro Faleburle (un anno e quattro mesi), Rosa Maria Franconi (un anno e quattro mesi), Massimo Lenti (un anno e quattro mesi), Patrizia Mecocci (un anno e quattro mesi), Alvaro Mirabassi (un anno e quattro mesi), Mario Pierotti (un anno, nove mesi e dieci giorni), Domenico Riocci (due mesi), Alessandro Sdoga (un anno e quattro mesi), Antonio Tamagnini (un anno), Simonetta Tesoro (un anno e quattro mesi), Antonio Tullio (dieci mesi).

Le assoluzioni sono quelle di Pasquale Coreno, Giuseppina Fontana, Vito Aldo Peduto, Milena Tomassini, Tiziana Ceccucci, Brando Fanelli e Andrea Casciari. Rinviati ai pm gli atti relativi all’imputata Maria Cristina Conte. Mentre, come detto, la posizione di Duca è stata stralciata.


Reazioni

Così il segretario della Lega Umbria, Riccardo Augusto Marchetti: «Coloro che salgono in cattedra e pontificano impartendo lezioni su come andrebbe gestita la sanità in Umbria, hanno ereditato il partito da chi oggi è stato condannato in primo grado proprio per averla distrutta. A differenza loro, che sono garantisti a intermittenza e solo quando gli torna utile, io lo sono convintamente, ma a questo punto è evidente che ci siano delle responsabilità da parte di chi oggi ha subito una sentenza pesante. Nella convinzione di aver lavorato con serietà, fronteggiando serie difficoltà sia per colpa di chi prima di noi era chiamato a governare, sia per la pandemia che ci ha sottratto due anni, e consapevoli di dover fare ancora molto per restituire agli umbri una sanità sempre più efficace, di certo non accetteremo mai gli insegnamenti di chi l’ha ridotta in brandelli, umiliando una regione intera fino a farla diventare modello negativo a livello nazionale. Abbiamo ancora diverse problematiche da risolvere, continueremo a metterci impegno, determinazione, serietà, e potrà anche capitare di non riuscire sempre a centrare subito gli obiettivi, ma non ci arrenderemo e ci metteremo sempre la faccia, perché una cosa è certa: noi non siamo come chi ci ha preceduti e tutto ciò che abbiamo fatto e faremo, sarà solo e unicamente nell’interesse degli umbri, tutti, nessuno escluso». Per l’ex consigliere regionale del M5s, Andrea Liberati, «non è stato certo un piacevole esercizio, negli ultimi 15 anni, segnalare le anomalie gestionali di politici, manager, industriali e persino di alti prelati e magistrati, ma qualcuno in Umbria lo ha fatto, non solo lo scrivente. Qualche volta col cruccio di aver stigmatizzato la persona sbagliata; più di frequente nella convinzione che fosse doveroso attivarsi contro qualsiasi sopraffazione, piccola e grande. Osservo parimenti come nessuno sia legibus solutus per la giustizia, i cui rappresentanti vanno ringraziati, avendo dimostrato che vale la pena denunciare le iniquità: così, mentre le garanzie costituzionali evitano a chiunque di subire derive peroniste, nessuno deve abbassare la testa, visto che nessuno è al di sopra delle leggi. Vale per la sinistra, per la destra, per tutti gli altri, così come per certi oligopoli o per alcuni presunti intoccabili della pubblica amministrazione. È valso anche per lo scrivente, serenamente assediato da decine di querele e relativi procedimenti. Soprattutto lo ricordino i politici di oggi e di domani, quelli attenti alla politica politicante, al consenso ancora e sempre clientelare, all’autocompiacimento social, ben lontani dai problemi strutturali del sistema-paese, distanti dalla necessità di tratteggiare una nuova pianificazione generale. E lo ricordino coloro che, avendo vinto le elezioni cinque anni fa oppure ieri, pensano di aver toccato il cielo con un dito, quando, invece, nell’Italia che sta andando a rotoli, devono solo svolgere un servizio pubblico difficilissimo, intenso, immenso, pro tempore. Dicevamo: la giustizia talvolta ci ricorda come la legge valga per tutti. Ecco, per il futuro prossimo lo tengano bene a mente quelle multinazionali che, anche in Umbria, nel perverso meccanismo iperliberista, hanno finora goduto di solide coperture istituzionali, estese reti di sostegno, complicità ormai note, depredando i territori dei loro diritti primari, materiali e immateriali. Tempo al tempo». Il coordinatore regionale e capogruppo del M5s in Regione, Thomas De Luca, afferma che «da ‘concorsopoli’ non può che scaturire una forte assunzione di responsabilità da parte della politica sulla questione morale. Non ci compete e non ci interessa la questione giudiziaria, la presunzione d’innocenza e la dignità della persona vanno prioritariamente garantiti fino all’ultimo grado di giudizio. Ad interessarci è la questione politica. Legalità, etica e responsabilità nell’esercizio del governo devono essere la base di ogni disegno comune. Dobbiamo testimoniare con i fatti che c’è un’alternativa alla degenerazione dilagante di una democrazia ripiegata su interessi privatistici, personali e di partito. E su questo non possiamo fallire. Il ‘Patto Avanti’ ha consegnato una speranza di cambiamento agli umbri che hanno premiato una proposta autentica e non di facciata. I cittadini hanno riposto la loro fiducia in un rinnovamento di contenuti, metodi e di interpreti. Il garantismo dei più deboli che ha spazzato via una logica elitarista della classe dirigente, ricucendo lo strappo tra persone e politica. In questo quadro siamo costretti a rimarcare per l’ennesima volta come risulti imbarazzante vedere esponenti della destra stracciarsi le vesti su questi processi quando un governatore agli arresti domiciliari come Giovanni Toti fa di tutto per tenere ben saldo il suo posto. La destra non è più credibile e dimostra la sua inadeguatezza a partire dalla fallimentare gestione della sanità. In questi cinque anni è riuscita a far rimpiangere i tempi in cui, in questa regione, una visita era almeno un diritto esigibile».

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