di Giovanni Cardarello
Il nuovo anno porta con sé una brutta sorpresa per i dirigenti dell’ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’ di Perugia. Una brutta sorpresa che si palesa sotto forma di ricorso al giudice del lavoro da parte di un importante professionista che ha operato nel nosocomio negli anni scorsi.
Il ricorso, nello specifico, verte su una divergenza di carattere economico amministrativo. Una divergenza che se dovesse risolversi in favore del professionista della sanità , aprirebbe un vaso di pandora dal quale potrebbero emergere decine di cause simili. Con evidente aggravio economico sul bilancio del ‘Santa Maria della Misericordia’.
I fatti. Secondo quanto riferisce il quotidiano ‘La Nazione-Umbria’, negli scorsi anni un importante primario, dipendente dell’Università di Perugia, avrebbe operato nel nosocomio del capoluogo in forza di una convenzione tra Regione e lo stesso Ateneo. Il primario, però, sarebbe stato costretto ad un numero imprecisato di turni eccedenti il proprio normale orario di lavoro, trovandosi così nella situazione di dover rinunciare a ferie e permessi.
Lo stesso primario, di recente, è andato in pensione e in quel contesto ha scoperto che le ferie non godute non gli erano stata pagate. Pertanto si è rivolto, come accennato, al giudice del lavoro. Corposa la richiesta economica dell’atto: 16.558 euro. Il procedimento, nel frattempo, ha fatto il suo corso e il prossimo 18 febbraio è prevista la prima udienza del caso.
Un caso per il quale l’ospedale di Perugia, sempre secondo quanto riferisce La Nazione, ha dato incarico all’avvocato Stefano Bigi per confutare la tesi del primario. L’incarico è specificato con chiarezza nella determinazione 1353ì del 2024. Il motivo è chiaro. Al netto del caso specifico, infatti, se il primario vedesse riconosciute le proprie ragioni, darebbe la stura ad una decina di altre cause simili determinando un danno economico non banale all’ospedale.
D’altro canto il ‘Santa Maria della Misericordia’ ha dalla sua due fattori su cui poggiare la propria linea difensiva. Il primo è il regolamento interno dell’azienda ospedaliera che vieta il pagamento delle ferie non godute, salvo ‘inderogabili motivi’. Il secondo una recente sentenza della Corte di giustizia europea che vieta ai dipendenti pubblici la monetizzazione delle ferie una volta lasciato l’incarico.
Chi avrà ragione lo scopriremo solo nelle prossime settimane ma nel frattempo l’azienda ospedaliera perugina si trova a dover affrontare una grana legale i cui cascami sono potenzialmente complessi.