Una produzione di circa 1.800 tonnellate annue di rifiuti sanitari a rischio infettivo. Il dato per l’Umbria è emerso sabato mattina in occasione del convegno ‘La sterilizzazione dei rifiuti ospedalieri a rischio infettivo’, organizzato in casa Arpa dal direttore sanitario dell’azienda ospedaliera di Terni Pietro Manzi.
L’evento ha posto l’accento su uno dei temi più urgenti della gestione sanitaria regionale e nazionale: la gestione dei rifiuti ospedalieri infetti, in particolare quelli a rischio biologico. Manzi ha messo in evidenza il pericolo ambientale derivante dal trasporto di questi rifiuti verso gli inceneritori: «Rappresentano una minaccia per l’ambiente poiché vengono semplicemente – le sue parole – chiusi in contenitori e trasportati fino all’inceneritore, con un viaggio che può coprire molti chilometri. Durante questo tragitto, è possibile che alcuni agenti patogeni vengano rilasciati nell’ambiente. Per prevenire questi rischi ci sono due soluzioni concrete da intraprendere: inattivare la diffusione alla fonte attraverso la sterilizzazione in situ, ovvero sterilizzare i rifiuti direttamente all’interno degli ospedali, eliminando la necessità di trasporto; accorciare il percorso dei rifiuti, trasferendoli verso impianti di sterilizzazione più vicini, minimizzando i rischi durante il trasporto».
Un altro aspetto trattato durante il convegno riguarda l’adozione di pratiche di economia circolare nella gestione dei rifiuti ospedalieri. In particolare, la recente normativa post-pandemia ha reso possibile il recupero del residuo secco dei rifiuti ospedalieri, che può essere trasformato in Combustibile Solido Secondario (Css). «Questo approccio – ha proseguito Manzi – oltre a ridurre l’impatto ambientale, contribuisce a un processo di economia circolare che promuove una gestione più sostenibile delle risorse».