di Giovanni Cardarello
Il range numerico varia dai 200 ai 220, parliamo di milioni di euro, e anche scostamenti minimi fanno tutta la differenza del mondo. La sostanza è evitare il ricorso al riparto del Fondo sanitario nazionale con relativo rischio di commissariamento. Si gioca tutta qui, sui numeri di bilancio, la partita della sanità umbra per i prossimi cinque anni.
Cinque anni nei quali la nuova presidente della Regione, Stefania Proietti, dovrà invertire il flusso su tutta una serie di fattori, dalle liste di attesa alle assunzioni, passando per le integrazioni territoriali. Ma per farlo è fondamentale capire a quanto ammonta per davvero il buco di bilancio generato dai costi sanitari ereditati dal passato.
Un buco che, come accennato, varia dai 200 ai 220 milioni di euro, ed è in grande parte composto dalla mobilità passiva. La certezza del dato contabile consente di fare le scelte ma, vista la complessità della materia, la qualità del dato deve essere netta, chiara e certificata. Per questo motivo, come riporta il quotidiano ‘La Nazione Umbria’, la giunta di palazzo Donini si sta affidando ad un soggetto esterno, «un soggetto economico di comprovata notorietà» si legge nella delibera 151 del 26 febbraio, al quale affidare le verifiche.
Verifiche che, secondo quanto scrive la nuova direttrice della sanità regionale Daniela Donetti nel documento istruttorio della delibera, si basano sul fatto che «la qualità del dato contabile è una condizione imprescindibile per conoscere il contesto economico in cui il Ssr si trova ad operare, pianificare le attività, ottimizzare i processi di cura, adottare tempestivamente azioni correttive». Da qui «la necessità di avvalersi di una società esterna».
Delibera immediatamente operativa e che dà mandato al servizio programmazione economico finanziaria di individuare un soggetto esterno in grado di fornire, entro e non oltre il 30 aprile, un dato certo. Chi sarà il soggetto esterno, ovviamente, sarà frutto di specifica azione amministrativa ma non è difficile immaginare che la scelta possa cadere su una delle trenta realtà abilitate dal Mef a certificare i bilanci.
Soggetti che vanno dalle muscolose Deloitte & Touche alla Pricewaterhousecoopers, alle quotatissime KPMG ed Ernst & Young passando per realtà meno note ma non per questo meno solide come Fidital, Aleph e Revidata. Ma sono nomi tra i tanti che l’amministrazione dovrà, a brevissimo, contrattualizzare e mettere al lavoro per rispettare i tempi indicati.
Da questo dato, come accennato, deriveranno le scelte politiche che hanno un obiettivo primario: evitare il ricorso al fondo di riparto, un fattore che costringerebbe la Proietti a non poter investire, aprendo di fatto la porta a scenari decisamente più complicati.