di Giovanni Cardarello
Tanto tuonò che piovve. E anziché acqua sono piovute pietre. Si potrebbe riassumere così, mescolando l’antico adagio popolare e l’altrettanto popolare film anni ’90 di Ken Loach, quanto accaduto in queste ore nella sanità dell’Umbria. Sanità che, da qualche giorno, conosce nel dettaglio l’esatta entità del maggior costo operativo del proprio bilancio sanitario, comunemente detto ‘buco’.
Un dato certificato dall’agenzia KPMG che individua in 243,2 milioni di euro i maggiori costi operativi delle quattro aziende sanitarie umbre (l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, il Santa Maria di Terni e le Usl Umbria 1 e Umbria 2) rispetto al fondo sanitario regionale che ne garantisce la sussistenza.
Milioni che, in realtà, scendono a 90 se si sottrae dalla cifra generale il saldo positivo della gestione accentrata. Cifre, comunque, che fanno tremare le vene ai polsi poiché l’ultimo atto ufficiale della Direzione regionale salute e welfare sui conti della sanità, riconosceva un disavanzo complessivo di 40 milioni di euro.
Cifre che diventano ancora più pesanti se si sommano i già comunicati tagli agli enti locali da parte del Governo Meloni, un «contributo alla spesa pubblica» già stimato in 80 milioni nel quinquennio e a 38,5 milioni nel triennio. Dati, cifre, che rendono inevitabile intervenire con una manovra correttiva di bilancio.
Due le strade che la giunta di centrosinistra guidata da Stefania Proietti avrebbe individuato. La prima è quella di varare un mini piano di rientro, di un anno, come accaduto in Emilia-Romagna. Lo scopo, evidente, è quella di non coprire lo sbilancio con il fondo nazionale, per non entrare di fatto in regime di commissariamento.
La seconda è aumentare le addizionali Irpef. Ad oggi in Umbria sono tra le più basse d’Italia e l’intervento, secondo quanto riporta il quotidiano ‘Il Messaggero-Umbria‘, sarebbe soprattutto a carico dei due scaglioni più alti, quello oltre i 50 mila euro di reddito, che oggi paga 0,6, e quello tra i 28 mila e i 50 mila euro, stabile allo 0,44.
Da questa operazione, secondo le simulazioni generate dai tecnici della Regione Umbria su mandato dell’esecutivo, potrebbero essere drenati circa 60 milioni di euro. Per pareggiare lo sbilancio ne mancherebbero 30 che dovrebbero arrivare da aumenti dell’Irap, dal bollo auto e da maggiori economie.
Un piano duro da attuare e altrettanto duro da digerire che se da un lato scongiura il commissariamento, dall’altro – secondo ‘Il Messaggero’ nell’articolo a firma di Federico Fabrizi e Sergio Capotosti – mette seriamente a rischio il progetto del nuovo ospedale di Terni. Ospedale che nelle intenzioni deve attirare in Umbria mobilità attiva (e conseguenti vantaggi sul bilancio).
Questa la parte tecnica. C’è poi tutto il tema dello scontro politico a cui si aggiunge la nota dei consiglieri di Fratelli d’Italia Pace, Agabiti e Giambartolomei «Per mesi – scrivono gli esponenti di FdI – la giunta Proietti ha illuso gli umbri con promesse irrealizzabili. Oggi la realtà è ben diversa: più tasse e nessuna soluzione concreta per la sanità. Dopo soli cento giorni di governo, il risultato è sotto gli occhi di tutti, le liste d’attesa non sono state azzerate ma raddoppiate e intanto si preparano a stangare famiglie e imprese con aumento di Irpef, bollo e Irap».
«Di fronte al loro disastro amministrativo – evidenziano Pace, Agabiti e Giambartolomei – tentano la solita manovra della sinistra: agitare lo spauracchio del commissariamento per giustificare il fatto che metteranno le mani nelle tasche degli umbri. Una mossa irresponsabile e grottesca, priva di qualsiasi fondamento, utile solo a coprire la loro incapacità di governare”.
“La verità è però chiara – aggiungono Pace, Agabiti e Giambartolomei – non esistono i presupposti per un commissariamento, che nessuno ha mai autorizzato né autorizzerebbe. Ancor più grave è il tentativo della giunta di confondere l’opinione pubblica con valutazioni di bilancio commissionate ad hoc, spacciandole per verità assolute».
«Noi non ci prestiamo a questo gioco. Il centrodestra – concludono gli esponenti di Fdi – è pronto a un confronto serio e istituzionale al Ministero dell’Economia e delle Finanze, dove parleremo di cifre reali, non di pretesti costruiti ad arte. La giunta Proietti si assuma le proprie responsabilità: il suo modello di governo è il solito fallimentare schema della sinistra, fatto di tasse e sprechi».