Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un cittadino alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
di F.M.
Cara presidente,
Ti scrivo questa lettera perché credo nella potenza delle parole e nel senso di coscienza che è instillato dentro ciascuno di noi dalla nascita. Premetto che non sono un tuo elettore, che sono un cattolico, che sono un italiano iure sanguine e non iure soli. Assisto impotente al degrado del mio Paese, sempre più corrotto, sempre più scollato, sempre più all’ombra della propria grandezza di un tempo. Un Paese soprattutto sempre più ignorante, senza intellettuali veri, senza politici di razza.
Tu hai l’ambizione di riportarlo a splendere: leggiti allora il monologo shakespeariano di Marco Antonio nel Giulio Cesare, perché lì sta (senza accento sulla a) la risposta. Abbi il coraggio che ebbe Marco Antonio nel difendere l’amico, il sodale, il mentore barbaramente trucidato da un gruppo di oligarchi. Quegli stessi oligarchi, e non mi sto riferendo ai russi ma agli oligarchi nostrani, agli oligopoli italiani. Alla magistratura, alla sanità privata, alle banche, alle assicurazioni, alle società di telefonia ed energia, alle poste, alle ferrovie, ai big della distribuzione alimentare.
Sono queste entità autoreferenziali, scudate dal dio mercato (non sono mai stato un keynesiano e c’avevo ragione), gli odierni congiurati, gli odierni cesaricidi che dissanguano giorno dopo giorno il mio, il Tuo Paese. Ci stiamo impoverendo, la forbice tra grande ricchezza e povertà diffusa ha livelli da Paese centroamericano, e prevedo (mai profezia fu più facile) che presto avrai tutto il Paese contro se darai seguito alle eurofollie da Sturmtruppen della tua amica Ursula, impegnando il Tuo ed il mio Paese in un’operazione non solo fallimentare, non solo ridicola, ma schiettamente disonesta.
Disonesta perché sarà del tutto inutile armare di tutto punto un popolo affamato non di terre (quello è Israele), non di colonie da sfruttare (quelli sono gli Stati Uniti), non di omogeneità cultural-linguistico-politico-economica (quella è la Russia), ma di pane, riscaldamento, tetto sulla ‘capoccia’, cure mediche decenti, trasporti pubblici non imbarazzanti e soprattutto una giustizia vera, non quella ammannita da tribunali sempre più corrotti e eterodiretti da lobby e consorterie.
Tu puoi, se vuoi, lasciare il segno nella storia del Tuo, del mio Paese: fa’ la cosa giusta. Anche se costa voti. Ti guadagnerai molto più di un voto. Ti sarai guadagnata la stima. Firmato un italiano di 50 anni che si ricorda dell’Italia che fu.