di Giovanni Cardarello
«In conformità al numero 19 della Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, convoco formalmente i cardinali elettori alla congregazioni generali del collegio cardinalizio, previste durante la vacanza della sede apostolica e in preparazione del conclave. La prima riunione avrà luogo domani mattina (martedì 22 aprile, ndR) alle ore 9 nell’aula del sinodo». Firmato, cardinale Re. Con questa stringata comunicazione, emessa nella tarda serata di lunedì 21 aprile, il giorno della morte di Papa Francesco, e firmata dal decano del collegio cardinalizio, di fatto prende il via il conclave che eleggerà il 267° pontefice di Santa Romana Chiesa. Un processo lungo, complesso e che affonda le proprie radici tanto nella storia quanto nella tradizione. Ma come funziona il conclave? Quali sono le sue fasi? Quanti vi partecipano? Qual è il quorum per eleggere il nuovo Papa? Proviamo a fare ordine.
Partiamo dal nome, conclave, parola che deriva dal latino ‘cum clave’ che significa letteralmente ‘con la chiave’. Un concetto che indica la chiusura a chiave (appunto) dei cardinali elettori per proteggerli dalle influenze esterne e garantire la libertà e la segretezza del voto. Queste le fasi. La prima fase è quella attuale, quella della sede vacante. Alla morte del Papa, o come nel caso di Benedetto XVI, alla rinuncia al suo incarico, si apre un periodo chiamato ‘sede vacante’ durante il quale il collegio dei cardinali assume pro tempore la guida della Chiesa.
Si passa poi alla fase detta ‘di convocazione e preparazione del conclave’. In questo caso il decano del collegio cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re, convoca tutti i cardinali elettori (quelli con meno di 80 anni) a Roma. Vengono organizzati i preparativi logistici, inclusa la sistemazione dei cardinali nella Domus Sanctae Marthae, Santa Marta, e l’allestimento della cappella Sistina per le votazioni. La cappella Sistina viene sigillata per garantire l’isolamento dei cardinali dal mondo esterno.
La fase successiva è l’ingresso in conclave. Per le informazioni disponibili ad oggi, il giorno stabilito è quello di lunedì 5 maggio, quando i cardinali elettori partecipano a una messa solenne nella basilica di San Pietro. Nel pomeriggio dello stesso giorno si recano in processione alla cappella Sistina, cantando il canto propiziatorio ‘Veni Creator Spiritus’. Un canto destinato ad invocare la guida dello Spirito Santo sulle scelte dei cardinali elettori. Una volta entrati nella cappella Sistina i cardinali prestano il giuramento di mantenere il segreto su tutto ciò che accade durante il conclave.
Si passa quindi alle votazioni e qui è necessario fare una piccola contabilità di cosa devono aspettarsi i fedeli e in generale le persone interessate all’evento. I cardinali chiamati al conclave del maggio 2025 sono 135 di cui 53 europei, 23 asiatici, 18 africani, 17 sudamericani, 16 nordamericani e 4 del Centro America. La nazione più rappresentata è l’Italia con 17 cardinali presenti in conclave, seguita da Usa con 10 e Brasile con 7.
Le votazioni si svolgono a scrutinio segreto ed ogni cardinale riceve una scheda su cui scrive il nome del suo candidato con grafia irriconoscibile. Le schede vengono piegate, deposte in un’urna e poi scrutinate. Per essere eletto Papa, un candidato deve ottenere una maggioranza di due terzi dei voti. Nel caso specifico 91. Dal 5 maggio, se la data verrà confermata, si terranno fino a quattro votazioni al giorno: due al mattino e due al pomeriggio. Dopo ogni votazione, le schede vengono bruciate in una stufa e da qui scatterà il rito della famosa ‘fumata’. Quella nera indica che non è stata raggiunta la maggioranza richiesta per eleggere il Papa. La fumata nera è ottenuta aggiungendo paglia umida ed altre sostanze coloranti alle schede in fiamme. Quella bianca segnala l’avvenuta elezione del nuovo Papa. In questo caso, non vengono aggiunte sostanze che producono fumo nero e le campane di San Pietro suonano a festa per confermare l’elezione del nuovo Papa.
Scatta qui la quinta fase del conclave, quella ‘dell’accettazione e dell’annuncio al popolo’. Una volta raggiunto il quorum dei due terzi, il decano del collegio cardinalizio chiede all’eletto se accetta l’elezione. In caso di risposta affermativa, gli chiede quale nome pontificale intende assumere. Dopo di che il nuovo Papa viene vestito con le vesti papali e il cardinale protodiacono, attualmente è Dominique Mamberti, annuncia l’elezione dalla loggia centrale della basilica di San Pietro con la celebre formula ‘Habemus Papam’, seguita dal nome del nuovo Papa e il suo nome pontificale. Il passo successivo è quello di impartire la sua prima benedizione ‘Urbi et Orbi’. Con l’accettazione e l’annuncio del nuovo Papa, il conclave termina ufficialmente. Il passaggio successivo è la presa di possesso della cattedra del vescovo di Roma presente nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Alcuni elementi da segnalare in chiusura. Il primo. La messa esequiale di papa Francesco si terrà sabato 26 aprile alle ore 10, primo giorno dei Novendiali, sul sagrato della basilica di San Pietro. La liturgia esequiale sarà presieduta dal cardinale decano Giovanni Battista Re. Diversi capi di Stato e di Governo hanno già annunciato la loro partecipazione. Il secondo. La prevista canonizzazione del beato Carlo Acutis in programma per il 27 aprile, è stata rinviata a data da destinarsi. Sarà il nuovo Papa a decidere la data che verosimilmente dovrebbe essere domenica 8 giugno, il giorno di Pentecoste.
Il terzo, il rapporto tra l’Umbria e i Papi. Un rapporto molto stretto sia in termini di pontefici che di sede pontificia. Sono sei i papi direttamente o indirettamente umbri. San Felice I, Papa dal 269 al 274, romano di nascita anche se il dato non è confermato. Ma il padre era umbro ed è verosimile che sia nato nella nostra regione per poi essere registrato a Roma. San Martino I, papa dal 649 al 655 era nato a Todi. Papa Marino I, nato a Gallese, vicino a Civita Castellana, fu Papa dall’882 all’884. All’epoca, la zona era parte del Ducato di Spoleto e pertanto considerata parte integrante dell’Umbria. Stessa situazione quella di Papa Romano, pontefice dall’agosto al novembre dell’897. Papa Celestino II, pontefice dal 1143 al 1144, era nato a Città di Castello. E Papa Leone XII, al secolo Annibale Francesco Clemente Melchiorre Girolamo Nicola della Genga, pontefice dal 1823 al 1829. In alcuni scritti la sua città di nascita viene indicata in Spoleto, ma in realtà i dati esatti risultano dall’atto di battesimo registrato il 3 agosto 1760 nel libro dei battesimi della parrocchia di San Clemente di Genga, centro in provincia di Ancona. In ogni caso il legame tra il pontefice e l’Umbria era strettissimo tanto che appena eletto al soglio pontificio, donò il palazzo della sua famiglia al comune di Spoleto. Ed ancora oggi il palazzo di piazza della Genga ospita alcuni uffici comunali.
L’ultimo dato da segnalare è che Perugia è stata in diverse occasioni residenza di Papi e sede di conclavi. Tanto che alcuni Papi vissero e morirono a Perugia e cinque Papi furono eletti nel capoluogo dell’Umbria. Nello specifico Onorio III (eletto nel 1216), Clemente IV (eletto nel 1265), Onorio IV (eletto nel 1285), Celestino V (eletto nel 1294) e Clemente V (eletto nel 1305).
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