In ogni tempo, ma soprattutto in questi giorni dove protagonista è stata anche la basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, dove è stato sepolto Papa Francesco, non è passata inosservata l’icona della Madonna ‘Salus Populi Romani’ conservata nella cappella. L’icona, oltre ad essere amata dallo stesso Papa Francesco, è venerata da secoli dal popolo romano che a lei si rivolge nei momenti più bui e particolari della storia. Ogni chiesa, dalle più piccole sparse tra i boschi alla grandi basiliche, i credenti venerano la Madre di Dio con dipinti e sculture semplici ma anche di grande preziosità. Se la ‘Salus’ di Santa Maria Maggiore sembra essere stata realizzata da San Luca, non meno preziosi sono gli affreschi e le tele presenti soprattutto qui in Umbria e nella stessa Valnerina.
«A Santa Maria di Matterella – afferma lo storico di Ferentillo, Carlo Favetti – i fedeli nel XVI secolo, per celebrare alla grande il titolo della collegiata dedicata appunto alla Vergine, fecero realizzare da un pittore a noi sconosciuto questa icona: tempera su tavola, fondo oro zecchino, aureola cesellata a bulino, ai due lati due angeli e le lettere MB a destra e SC a sinistra, ossia Maria del Buono e Perpetuo Soccorso. Un’immagine bellissima e delicatissima, che ancora oggi troneggia al centro dell’abside nel presbiterio. Molto probabilmente, per dare centralità all’immagine, fu chiusa una finestra come dimostra la muratura visibile all’esterno dell’abside. Successivamente fu aperta un’altra finestra a mo’ di lunetta nella parte superiore del catino absidale per acquistare luce, ma tale intervento non fu proprio consono, tanto da richiuderla con muratura esterna mentre all’interno fu messo un pannello dipinto recante il simbolo della Vergine, ossia una M. Da qualche anno – continua Favetti – la finestra-lunetta è stata decorata con una vetrata colorata, a mio giudizio poco consona allo stile romanico della chiesa, recante il simbolo dello Spirito Santo».
Ma ritorniamo al dipinto. «La preziosità e la particolarità dell’immagine e la devozione popolare, possono indurci a denominare SALUS POPULI FERENTILLI. Il motivo è semplice – aggiunge lo storico -, da ogni punto la si guardi, lei sorride e ti segue con quello sguardo, con quella dolcezza di una mamma verso i propri figli. Così anche con Gesù Bambino che sorregge al petto che perde un sandaletto. Un dipinto che primo impatto può sembrare assai freddo, austero dal classico gusto bizantino, ma che ci rende a noi ferentillesi più degni di sentirla vicino nei momenti di difficoltà. Senza dubbio, anche noi come i romani possiamo chiamarla SALUS POPULI FERENTILLI».