di Paolo Ratini
Presidente Ance Terni
Apprendiamo con soddisfazione che il paventato aumento della Tasi da parte del Comune di Terni è stato, almeno per il momento, scongiurato. Con altrettanta soddisfazione prendiamo atto della volontà, da parte della stessa amministrazione comunale, di individuare, sempre in materia di Imu e Tasi, agevolazioni anche per le imprese. Restiamo in attesa di verificare come verrà materialmente tradotta tale annunciata misura e auspichiamo che non si tratti solo di belle parole.
Ad oggi quello che è certo, e che resta un fatto sotto gli occhi di tutti, è che la tassazione sugli immobili ha raggiunto in Italia livelli non più tollerabili, al limite della ‘rivolta’ fiscale. La Corte costituzionale federale tedesca, in una sentenza del lontano 1995, ebbe modo di stabilire che “il prelievo fiscale trova il proprio limite costituzionale nella capacità di reddito del patrimonio”; ovvero l’imposta sul patrimonio può aggiungersi alle normali imposte sui redditi solo nella misura in cui il contribuente risulti in grado di farvi fronte con i proventi normalmente prevedibili e disponga ancora, dopo il pagamento dell’imposta, di una parte del proprio reddito.
Tale enunciazione comporta, quindi, come conseguenza, la non tassabilità del minimo vitale per il contribuente, la sua famiglia, la sua impresa. Minimo che da tempo in Italia è stato superato. Ciò che è peggio è che il sacrificio richiesto ha portato benefici assolutamente irrilevanti alle casse dello Stato. La feroce pressione fiscale sugli immobili, infatti, ha provocato un danno diretto al popolo italiano costituito dalla diminuzione di valore degli immobili stessi stimabile in circa 2 mila e 500 miliardi, per una raccolta da parte dell’Erario di circa 90 miliardi.
È recente, poi, lo studio di due economisti italiani dal quale emerge come, per ogni euro incassato dallo Stato per tale imposta, gli italiani abbiano ridotto gli acquisti di 43 centesimi. Allo stesso tempo questo inasprimento del prelievo fiscale sugli immobili, con un regime non chiaro e soggetto a continue modifiche, ha pesantemente contribuito e contribuisce ancor oggi ad una crisi del mercato delle costruzioni senza precedenti, che ha portato all’azzeramento del intero comparto.
L’industria del mattone dal 2008 ha lasciato sul campo 80 mila imprese e oltre 800 mila posti di lavoro. Situazione questa riscontrabile in modo parimenti allarmante nella provincia di Terni dove si è passati, senza che nessuno abbia mosso un dito, da 870 imprese e 4 mila e 200 operai nel 2008, a 480 imprese e mille e 900 operai a fine 2014.
E allora rispetto a tanto disinteresse del Governo – solo in questi giorni il premier ha espresso la volontà di diminuire le tasse sulla casa rendendosi forse conto, ed era ora, della drammatica situazione – e in particolare del Ministro dell’Economia, verso la casa e l’industria delle costruzioni e di tanta esasperazione da parte dei contribuenti e imprese non resta che invocare formule di legittima difesa.
Una legittima difesa che, di fronte alla evidente impossibilità di poter pagare le tasse, ricorrendo al credito bancario, si potrebbe tradurre nel corrispondere il dovuto all’Ente impositore mediante trasferimento del diritto di proprietà a favore dello stesso di beni immobili – garage, cantine, magazzini, soffitte – indicando nella denuncia, con estrema precisione: estremi catastali; valore del bene – quello catastale rivalutato preso a base per la tassazione -; data e giorno per l’ atto di trasferimento; notaio rogante. Qualora poi il valore del bene fosse eccedente rispetto a quanto dovuto detta eccedenza potrebbe costituire l’anticipo per gli anni a venire.
Così facendo si eviterebbe a Equitalia di attivare tutte quelle complicate e costosissime procedure di pignoramento e vendita all’asta dei beni. Inoltre si darebbe agli enti impositori la possibilità di gestire direttamente tali beni e di incamerare nelle proprie casse tutto ciò che resta del reddito degli stessi; sempre se dovesse restare qualcosa, dopo aver pagato le quote condominiali, le spese per le manutenzioni e l’amministrazione, le imposte di registro, tasse e balzelli vari, assicurazioni, le spese per il recupero dei canoni dei morosi.
Per inciso, a proposito di valutazione catastale, abbiamo notato con quale solerzia il ‘tassatore’ si sia attivato, negli anni in cui gli immobili godevano di ottima salute, a rivalutare gli stessi, sbandierando una sorta di equità fiscale, ma al solo fine di implementare gli incassi. Ci si chiede allora come mai la stessa solerzia non è stata attivata nel periodo di innegabile e persistente decremento di valore degli immobili.
La verità è che Ici, Imu, Tasi, non sono altro che delle patrimoniali sotto mentito nome. E rientra fra queste anche la Tari – la tassa sui rifiuti – che guarda caso si applica, in prevalenza, secondo la metratura dell’immobile come se la quantità dei rifiuti prodotta fosse direttamente proporzionale alla grandezza dell’immobile. Se così è, chiediamo allora che con la stessa ferocia vengano tassati tutti i patrimoni compresi quelli ad oggi a volte inspiegabilmente esclusi.
Un’ultima considerazione in particolare in merito alla Tassa sui servizi indivisibili (Tasi). Ci si chiede, innanzitutto, perché fino a qualche tempo fa i cosiddetti ‘servizi indivisibili’ venivano ricompresi nella fiscalità generale ed oggi si ha la necessità di un’apposita tassazione e soprattutto ci si domanda cosa è migliorato successivamente all’applicazione di questa nuova tassa. Le enormi difficoltà economiche che il Comune incontra nella gestione dei servizi riferibili a tale tassa, fanno sorgere spontanee alcune ulteriori riflessioni. O i servizi di cui ci siamo dotati sono troppi, ed allora gli stessi vanno rimodulati; o sono troppo costosi ed allora vanno ristrutturati; o sono inutili ed allora vanno eliminati.
Ma anche su questo tema si propone una riflessione rispetto all’esigenza di rivedere i criteri di ridistribuzione della tassa. A veder bene tante e tali sono le analogie fra una città e un condominio che la stessa città può essere definita un ‘megacondominio’ dove i millesimi delle singole proprietà possono essere determinati dalle valutazioni catastali. Bene, in tale ‘megacondominio’ tutti i condomini, nessuno escluso, devono contribuire al mantenimento e alla gestione dei servizi comuni, pena la sospensione dei servizi stessi, come avviene in qualunque condominio. Una equilibrata modulazione della tassa rispetto ai servizi resi e una sua applicazione senza esenzioni di sorta, la renderebbe ‘sostenibile’ e non comporterebbe l’esigenza di immaginare sconti o riduzioni.