Amelia: Roberto e quell’appuntamento ‘bucato’ pochi giorni prima dell’omicidio

Il medico 80enne, che la notte di Natale ha ucciso la moglie Emanuela, si era attivato per ottenerne l’interdizione o la nomina di un amministratore di sostegno

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Nei giorni appena precedenti l’omicidio, Roberto Pacifici si era attivato per trovare una soluzione giudiziaria ai gravi problemi familiari scaturiti dalla malattia della moglie Emanuela Rompietti. Per questo aveva fissato un appuntamento per venerdì 17 dicembre presso una sede sindacale di Amelia, in grado di fornirgli la necessaria assistenza legale, ma a quell’appuntamento non si era presentato. Così gli operatori ne avevano fissato un altro, dopo il 25 dicembre. Ormai – purtroppo – cancellato dai tragici fatti della notte di Natale.

Amelia: medico uccide la moglie la notte di Natale con due colpi di pistola al petto

La via ‘legale’ ai problemi

L’ex medico 80enne dell’ospedale di Narni, in pensione da anni, aveva contattato il sindacato – la Cgil di Amelia – per chiedere una mano rispetto alla pesante situazione venutasi a creare: voleva capire se era possibile ricorrere al giudice tutelare per interdire la moglie coetanea o, in alternativa, nominare un amministratore di sostegno. Agli operatori ed all’avvocato con cui aveva parlato, era apparso estramemente provato dalla grave malattia di Emanuela, anche a fronte delle conseguenze pratiche scaturite e della necessità di sistemare alcune questioni familiari patrimoniali. Come detto, l’appuntamento del 17 dicembre era ‘saltato’ per l’assenza di Pacifici, così gli operatori – dopo averlo richiamato – ne avevano fissato un altro dopo Natale.

Il delitto

Proprio a Natale, il professionista 80enne – molto stimato nel contesto della comunità amerina e narnese, al pari della moglie ex maestra elementare – ha impugnato la pistola con cui ha fatto fuoco per due volte contro il petto della donna, distesa sul letto, uccidendola sul colpo nell’abitazione familiare di strada Sant’Angelo. Secondo quanto ricostruito, Roberto Pacifici l’aveva messa a letto, in maniera apparentemente tranquilla e routinaria, in un modo – a posteriori – tragicamente dolce. Poi intorno alle 23.30 ha preso l’arma e ha posto fine all’esistenza della donna, dopo anni di amore e di vita condivisa.

La confessione

Un omicidio – presenti in casa uno dei due figli della coppia, Lorenzo, la fidanzata di quest’ultimo e la badante che assiste i due anziani – che Roberto Pacifici ha pienamente ammesso di fronte al sostituto procuratore Barbara Mazzullo, ai carabinieri della Compagnia di Amelia e al suo legale difensore, Francesco Maria Orsini. Una confessione che ha compreso anche le ragioni del terribile gesto, secondo l’80enne originato dall’insostenibilità della situazione venutasi a creare dopo la malattia – tanto rapida quanto aggressiva – di Emanuela, donna molto attiva e brillante, ‘annientata’ in poco tempo dal morbo di Alzheimer. Ora l’anziano è in carcere e in questi giorni – udienza fissata per lunedì mattina alle 9.30 di fronte al giudice Simona Tordelli – la misura passerà al vaglio del tribunale che, per decidere sul prosieguo, ripercorrerà il dramma di Natale nella sua interezza.

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