di Giovanni Cardarello
A meno di 24 ore dalla conferenza stampa in cui la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e la sua giunta hanno diffuso i dati dell’estratto della relazione di KPMG, dati che indicano in 89.644.704 euro il ‘buco’ nel bilancio della sanità regionale, arriva, durissima, la replica delle opposizioni. È l’ex presidente Donatella Tesei, con toni forti, a sciorinare la versione dei fatti del centrodestra. Ed è una versione diametralmente opposta.
Secondo Tesei, infatti, il «buco nel bilancio della sanità non c’è» e soprattutto «non c’è nemmeno un presupposto» perché la Regione Umbria venga commissariata». E ne spiega i motivi. Secondo una slide proiettata in conferenza stampa, il bilancio consolidato della sanità regionale sarebbe in attivo di 14 milioni di euro. Questo dato emerge da tre poste specifiche. Il payback farmaceutico che cuba circa 23 milioni («in realtà sarebbero 28 – spiega Tesei – visto che 5 sono stati incassati»), il payback dei dispositivi medici che «secondo il decreto legge 30 marzo 2023, articolo 8, stabilisce la quota di riparto per l’Umbria in 47.755.315 euro» e le premialità, nella misura di 33 milioni di euro.
Tutti dati che, secondo l’opposizione, vanno sottratti al dato negativo indicato da KPMG, generando un bilancio 2024 della sanità della Regione Umbria in equilibrio, perfino in attivo. Ed è proprio sui numeri che Tesei alza il tono dello scontro: «Questi dati sono presenti a pagina 5 dell’estratto della relazione di KPMG di cui siamo venuti in possesso per caso». Pagina 5 della relazione che, sempre secondo l’ex presidente della Regione Umbria, «è stata volutamente omessa dalla slide fornite da Proietti in conferenza stampa. Un atto gravissimo che chi ha responsabilità non può fare perché procura allarme».
Prima di sferrare la stoccata finale, la Tesei indica altre due punti di frizione profonda. Il primo, «sulla DGR 151 del 26 febbraio, quella che fornisce l’incarico al soggetto esterno per certificare il dato della sanità, non c’è scritto il nome della società come detto in conferenza stampa. E non poteva esserci». Il secondo, «la manovra non serve alla sanità che potrebbe chiudere i suoi conti in equilibrio. Serve ad altro».
«L’Umbria – conclude Tesei – si salva solo in un modo: devono dimettersi. Per chi dice il falso sapendo di dirlo non c’è altra strada che le dimissioni. Stasera andremo dal prefetto e faremo i passi necessari». Da segnalare, infine, che poco prima della conferenza stampa dell’opposizione la presidente Proietti ha diffuso una nota in cui torna sul tema liste di attesa.
«Il Piano operativo straordinario di recupero delle liste di attesa approvato dalla giunta regionale lo scorso 21 marzo – si legge – è in grado, grazie ad un innovativo modello di gestione che ha già prodotto 41 mila nuove disponibilità in soli tre mesi, di azzerare le prestazioni attualmente in percorso di tutela, nel caso in cui il MEF, come per gli anni passati, mettesse a disposizione i 7,5 mln di euro del fondo finalizzato alle liste d’attesa».
«È necessario sottolineare – spiega Proietti – che il Piano di recupero delle liste d’attesa varato dalla precedente amministrazione regionale, nonostante tutte le risorse messe a disposizione dal MEF, non ha conseguito il raggiungimento degli obiettivi dichiarati, che erano l’azzeramento dei percorsi di tutela precedenti al 2024 e una riduzione di quelli del 2024 del 20-30% rispetto al 2023. Al 31 dicembre 2024 invece permanevano le prestazioni in percorso di tutela del 2023 e numero significativo in aumento del 2024, rispetto all’anno precedente».
«L’elemento innovativo, imprescindibile, a cui si è iniziato a lavorare nel nuovo Piano, per un reale governo delle liste di attesa, è la costituzione delle reti cliniche per patologie e dei relativi percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, necessari a garantire l’equità di accesso, la riduzione dell’inappropriatezza, la sicurezza delle cure e la disponibilità diffusa delle informazioni per i cittadini, sui loro diritti ma anche sui loro doveri».
«Ulteriore fattore qualificante del Piano è che, a regime, tutti i cittadini inseriti nei nuovi percorsi di tutela saranno contattati entro i tempi previsti della classe di priorità RAO (raggruppamenti di attesa omogenei) e non resteranno più in attesa ad oltranza senza la certezza di essere contattati. Al momento, in assenza del finanziamento ministeriale, il Piano 2025 per lo smaltimento delle liste d’attesa chirurgiche e il recupero delle prestazioni di specialistica ambulatoriale in percorso di tutela, può essere sostenuto solo con le prestazioni aggiuntive erogate dalle strutture pubbliche regionali, finanziate, come nel 2024 con 4,22 milioni di euro per il personale della dirigenza (medici) e 1,34 milioni per il personale del comparto (professioni sanitarie) oltre che con i residui del finanziamento ministeriale derivanti dagli anni precedenti e non utilizzati».
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