Bevagna, pesci morti: c’è già un esposto

Ennesimo allarme per Il Teverone-Timia dove si è verificata una nuova morìa in seguito allo sversamento di liquami dopo le piogge . Gli ambientalisti: «Il sindaco non risponde»

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«Il Teverone è di nuovo pieno di pesci morti». La denuncia arriva da Bevagna, dove «è bastato che, anche stavolta, piovesse un po’ per provocare l’ennesima strage». Gli attivisti sono sul posto e chiamano allarmati le forze dell’ordine per questa nuova emergenza dopo quella di inizio agosto.

LA DENUNCIA DI INIZIO AGOSTO – IL VIDEO

Il fiume Il fiume è il Teverone – Timia, affluente del Tevere. La situazione che si è presentata sabato mattina è quella che, da tempo, periodicamente, viene a galla (è proprio il caso di dirlo) nelle situazioni di emergenza nella gestione delle acque reflue e piovane. I depuratori, racconta chi vive in zona, smaltiscono a fatica i liquami e quando si verificano situazioni particolari, ad esempio un forte temporale, inevitabilmente collassano, riversando nei corsi d’acqua ciò che non riescono a depurare. Pare – stando a quanto affermano i cittadini che protestano – che ci sia un regolamento interno che autorizza ad alzare le barriere per non far collassare l’impianto. Ciò perché – denunciano gli attivisti locali – il corso d’acqua è stato sacrificato, più o meno consapevolmente, sull’altare del profitto, destinato a diventare ricettacolo di scarichi – urbani e non, leciti e non – di gran parte della valle umbra meridionale. Ma ovviamente i residenti non ci stanno. E protestano.

LE FOTO: SPETTACOLO RACCAPRICCIANTE – GALLERY

La denuncia Sul posto si sono portati subito gli agenti della polizia municipale, che hanno interessato anche il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri. C’è già un esposto, ora integrato con gli sviluppi di questi ultimi giorni. La paura è che, con gli annunciati temporali di inizio settembre, l’inconveniente si possa verificare ripetutamente, mettendo in pericolo la salubrità delle acque e anche dei prodotti agricoli, visto che in diversi punti il Teverone è utilizzato anche per l’irrigazione dei terreni circostanti.

«Avevo avvertito il sindaco» «Appena pochi giorni avevo inviato una segnalazione al sindaco Annarita Falsacappa – racconta Girolamo Barbini, uno dei più attenti attivisti del territorio – per segnalare le condizioni catastrofiche in cui versa il Teverone. Avevo scritto che si annunciava una nuova strage di pesci perché già li vedevo sofferenti: galleggiavano a pelo d’acqua. Segno di un alto livello di tossicità, a causa degli scarichi, che arrivano dalle fogne, dagli allevamenti, dai campi agricoli, dalle industrie. Il corso d’acqua è pieno di alghe. Le sponde sono piene di alberi, erba, vegetazione, materiale organico. tutte cose che peggiorano le condizioni del sistema biologico».

«Nessuno mi ha ascoltato» La richiesta di Barbini era di spingere i pesci in acque pulite, rimuovendo le tavole in località Sportone Maderno ed aprire al massimo la sportella per far defluire l’acqua del Clitunno nel Teverone. Inoltre, veniva sollevato il problema degli attingimenti di acqua a uso agricolo. «Nessuno mi ha ascoltato», dice oggi sconsolato Barbini. Così, i pesci continuano a morire e l’acqua inquinata continua ad irrigare i terreni. In attesa che Procura, Arpa e Asl diano risposte sugli esposti fatti dopo i primi episodi di luglio.

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