di Giovanni Cardarello
‘In medio stat virtus’: si potrebbe descrivere cosi, con l’abusatissima locuzione latina, quello che sta accadendo alla Regione Umbria in ordine alla manovra di bilancio varata dalla giunta Proietti per coprire il disavanzo dei conti. Disavanzo che, ricordiamo, viene certificato dai tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze in 73 milioni di euro, di cui 34 afferenti al bilancio della sanità regionale e 39 relativi al fondo di dotazione. Numeri più bassi, di circa 17 milioni, rispetto alle cifre che hanno determinato la prima scrittura della manovra (già votata in giunta e in commissione bilancio).
Per questo motivo, come riferisce il quotidiano ‘Il Corriere dell’Umbria, cambieranno i numeri della stessa. Secondo quanto riportato, all’incontro con le parti sociali in programma lunedì 7 aprile, Stefania Proietti e i suoi assessori si presenteranno con cifre nuove, frutto essenzialmente di tre modifiche. La prima, sostanziale, è quella di non toccare le aliquote per le fasce di reddito sotto i 28 mila euro. La seconda è la riduzione dell’aumento dell’Irpef per la fascia tra 28.001 e 50 mila euro, lasciando intonsi gli aumenti per la fascia più alta. La terza modifica, non meno banale, è quella di non aumentare il bollo auto del 10% dal 1° gennaio 2026. Al momento non sono all’orizzonte modifiche sull’Irap ma la trattativa, in sostanza, è appena partita anche se andrà chiusa, inderogabilmente, entro il 15 aprile.
E che la trattativa, sociale e politica, sia appena all’inizio è un dato di fatto. Basti pensare alle note sindacali di questi giorni, alla raccolta di firme contro la manovra lanciata da Fratelli d’Italia che avrebbe già ‘incassato’ 3.500 firme e, non da ultime, alle frizioni in maggioranza. Parliamo, in verità, della maggioranza politica che ha sostenuto Stefania Proietti e non di quella consiliare, nello specifico dei ‘mal di pancia’ di Italia Viva e Azione. I primi, per bocca del segretario regionale Massimo Gnagnarini, sostengono la necessità di «rinviare di un esercizio la manovra». I secondi arrivano per bocca del segretario provinciale di Perugia Mirko Ceci, che mette in dubbio la forma e la sostanza di quanto sostenuto dall’esecutivo regionale. Parlando del disavanzo e della manovra, Ceci sostiene che «i conti e le modalità con cui sono stati calcolati, lasciano spazio a forti dubbi e perplessità», ovvero che «il disavanzo sia gonfiato». Non meno dura la chiosa: «Considerando un bilancio di 2,7 miliardi di euro, un disavanzo di 70 milioni appare gestibile senza ricorrere a drastici aumenti fiscali». La partita riprende, come accennato, lunedì 7 aprile ed è una partita tutta da giocare.
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