di Giovanni Cardarello
«Il martedì è un lunedì sottovalutato»: si potrebbe riassumere con la fulminante battuta di uno dei più divertenti meme che propone la rete, la vicenda che in questi giorni, e verosimilmente anche nei prossimi mesi, sta monopolizzando il dibattito della politica umbra. Parliamo, giocoforza, del ‘buco’ della sanità della Regione Umbria, dell’aumento delle tasse e del dibattito politico, amministrativo e sociale che ne deriva. E dell’importanza che avrà il prossimo martedì.
Del dibattito politico abbiamo dato ampia trattazione, quello sociale ha preso le mosse lunedì 24 marzo, quello amministrativo è tutto da scrivere. Vediamoli nel dettaglio, provando a ricostruire e ad identificare le tappe principali.
Riguardo al dibattito sociale, c’è da registrare che la mattina di lunedì 24 marzo la giunta regionale dell’Umbria ha incontrato i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil per, si legge nella nota dell’ente, «avviare la concertazione sulla proposta di manovra economico finanziaria, necessaria all’Umbria per evitare il commissariamento in sanità, preadottata dall’esecutivo nella seduta straordinaria di venerdì 21 marzo».
Al centro dell’incontro, l’impatto che la manovra avrà sul tessuto economico e sulle famiglie umbre, con l’obiettivo di trovare un punto d’incontro con le parti sociali. L’obiettivo, e passiamo alla partita amministrativa, è quello di portare un documento condiviso in assemblea legislativa per l’approvazione finale. Documento già approdato in commissione bilancio.
Commissione bilancio dove alla prima convocazione Paola Agabiti, Donatella Tesei e Laura Pernazza hanno abbandonato la seduta. Il motivo? «Mancanza totale di trasparenza e dibattito impossibile». E qui la partita diventa davvero difficile, perché i tempi di manovra (è proprio il caso di dirlo) sono stretti. E condizionati direttamente ad un fatto che viene esposto con chiarezza dal quotidiano La Nazione, ovvero «la mancata riclassificazione e copertura del Fondo di dotazione che pesa per 39 milioni in tre anni sulla casse della Regione Umbria».
Se questi 39 milioni verranno rateizzati o, meglio ancora, spalmati su più anni, la manovra di bilancio può essere alleggerita. In alternativa vanno reperiti entro il 15 aprile, termine imposto dal Governo centrale, dopo il quale scatterebbero il commissariamento e le massime aliquote su tutte le fasce di reddito. Un aumento di tasse che dagli attuali 90 salirebbe a 123 milioni di euro e in modo generalizzato, senza alcun tipo di tutela per i redditi inferiori ai 15 mila euro.
Decisivo in tal senso l’incontro in programma martedì (appunto) 1° aprile presso il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). In quel contesto Stefania Proietti e i propri assessori giocheranno una partita decisiva: quella relativa al Fondo di dotazione e al piano di rientro dei ‘maggiori costi operativi’ rispetto al fondo sanitario regionale, il cosiddetto ‘buco di bilancio’.
«Dobbiamo arrivare – ha spiegato la presidente della Regione Umbria ai sindacati nel tavolo di concertazione – a un patto auspicabilmente condiviso per salvare l’Umbria dal commissariamento e non subire imposizioni fiscali che sarebbero distruttive». E in prima battuta i sindacati confederali hanno bocciato senza mezzi termini la bozza di manovra: «Inammissibile l’aumento dell’Irpef», sostiene della Cgil. «Proposta inaccettabile», aggiunge la Cisl. «Scandaloso quello che sta succedendo», chiosa la Uil. Se ne tornerà a parlare al tavolo di concertazione con associazioni di categoria e Anci.
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