di Francesca Torricelli
Terni, nel mese di marzo, sta celebrando la donna con una serie di iniziative ed eventi. Incontri e dibattiti per raccontare la donna e la vita, la donna e la guerra, la famiglia, il lavoro. La mafia.
Federica Angeli Ed è proprio di mafia che si è parlato, venerdì pomeriggio, alla ‘Casa delle donne’, dove a portare la sua testimonianza è stata Federica Angeli. Cronista di nera e di giudiziaria, in servizio alla redazione romana di Repubblica, lei e la sua famiglia, vivono sotto scorta permanente dal 17 luglio 2013, a causa delle minacce di morte subite due mesi prima, a Ostia, mentre raccoglieva informazioni per il giornale per il quale lavora.
L’inchiesta «Stavo svolgendo un’inchiesta sul racket degli stabilimenti balneari – racconta – e la notte del 15 luglio 2013 sono stata casualmente testimone oculare di uno scontro a fuoco, nel quale sono stati coinvolti personaggi dello stesso ambiente del racket». Interrogata dai carabinieri, Federica ha raccontato ciò che aveva visto e, da quel giorno, è vittima di intimidazioni e minacce. Con le sue inchieste, con quella testimonianza, Federica ha messo il dito nella piaga malavitosa del litorale romano.
La scorta Da quel momento a Federica è stata assegnata la scorta, che la accompagna in ogni passo. «Da quel giorno la mia vita è cambiata. Non sono più libera come prima e questo mi pesa. Ho un marito e 3 bambini e, credetemi, non è stato facile spiegare ai piccoli la presenza di questi uomini in casa nostra. Cerco di far sembrare tutto bello e normale. Tutto un gioco». Non vuole che conoscano il terrore e la paura. «Io? Certo che ho paura, a volte ho i miei momenti di disperazione, ma nel mio letto. Da sola o con mio marito. Ma mai difronte a loro».
L’INTERVISTA A FEDERICA ANGELI: IL VIDEO
Il lavoro Perché non è la Federica madre ad essere entrata nella vita della Federica giornalista, è il contrario. «L’entusiasmo, la curiosità , la voglia e la ricerca di giustizia. Sono questi gli ingredienti del mio lavoro e sono anche i valori che i miei figli leggono nei miei occhi ogni giorno. Ogni sera prima di andare a dormire». Fare questo lavoro con la scorta «non è facile, ovviamente, – dice ancora Federica – perché non posso fare tutto quello che facevo prima. Molte fonti, che sono la base del lavoro del giornalista, cioè persone o soggetti che ci fornisco le informazioni, sono ‘bruciate’. Io sono troppo esposta, ormai».
La famiglia «Non ho mai nutrito il minimo dubbio che avrei potuto comportarmi diversamente, non potevo fare a meno di pubblicare ciò che avevo accertato né di dire ciò che avevo visto con i miei occhi, perché i miei figli meritano un mondo migliore e io lotterò sempre, con tutte le mie forze, per donarglielo». L’unico rammarico che ha Federica «è che le conseguenze della mia scelta sono ricadute su altre quattro persone, mio marito e i miei figli».
FEDERICA ANGELI, «LA MIA LIBERTA’»: IL VIDEO
«La libertà » Nonostante tutto «non ho mai pensato di mollare, nemmeno per un secondo. Piuttosto mi dispero e piango sei ore di seguito, perché vedere risolto tutto presto. Invece c’è da aspettare». A Federica la mafia ha tolto la normalità della vita di tutti i giorni, «ma c’è una cosa che queste persone non mi hanno tolto: la libertà di pensare. Ma tutto questo un giorno finirà . No?»