L’arresto perché ricercato a livello internazionale dall’autorità giudiziaria albanese per i reati commessi in terra balcanica. Misura eseguita il 10 dicembre, dagli agenti della squadra Mobile di Perugia, e che ssarebbe dovut essere seguita dall’estradizione. Invece la giustizia italiana – nella fattispecie la procura generale e la corte d’appello di Perugia – si è messa, per il momento, di traverso. E Davide Pecorelli, l’imprenditore 47enne di San Giustino (Perugia), è tornato a piede libero. A renderlo noto in un comunicato è la stessa procura generale guidata da Sergio Sottani: «In data odierna (lunedì, ndR) la corte d’appello, su conforme richiesta della procura generale, non ha convalidato l’arresto eseguito il 10 dicembre scorso dal personale della questura di Perugia nei confronti di un cittadino italiano di 47 anni, accusato dall’autorità giudiziaria albanese di truffa, false dichiarazioni, profanazione di tombe, intralcio alla giustizia, danneggiamento, incendio ed attraversamento illegale delle frontiere. Inoltre, sempre su conforme richiesta della procura generale, è stata disposta la rimessione in libertà del cittadino italiano». Che all’orizzonte ci possa essere un braccio di ferro Italia-Albania (e anche fra organi dello Stato italiano?) sui destini di Pecorelli, appare scontato o quasi.
Simulò il proprio decesso per evitare guai: Davide Pecorelli in manette