

L’imprenditore Marco Centinari (Ceplast) è il nuovo presidente della sezione di Terni di Confindustria Umbria per il biennio 2024-2026. Lo ha deciso l’assemblea dei soci che si è tenuta ieri pomeriggio al resort Vallantica di San Gemini, a cui hanno preso parte numerosi esponenti delle istituzioni locali. Centinari Succede a Riccardo Morelli e insieme al presidente sono stati eletti il vice, Francesco Giorgini Bernardini, e il nuovo consiglio direttivo. Quest’ultimo è composto da Giovanni Addino (Alcantara), Paolo Amadei (Ferrocart), Sergio Asciutti (Asciutti Consultig), Nicola Astolfi (Astolfi), Carlo A. Befani (Umbria Energy), Fabio Bernini (Befood), Fabiana Bruschi (Enel), Gabriele Ghione (Asm Terni), Franco Giubila (Beaulieu Fibres International Terni), Giuseppe Mascio (Mascio Michelon), Luigi Nigrelli (Sangraf Italy), Carlo Orsini (SII – Servizio Idrico Integrato), Stefano Pallotta (Pallotta), Vittorio Pellegrini (Pellegrini Costruzioni), Roberto Pernazza (Pernazza Group), Federico Posati (Amelia 3), Giovanni Posati (Coiben), Leonardo Pozzoli (Free Luce&Gas), Giovanni Scordo (Arvedi AST), Simonetta Timpani (Koenig Metall GT), Giovanni Troiani (Autoservizi Troiani).
Ospiti dell’assemblea, aperta dal saluto del presidente di Confindustria Umbria Vincenzo Briziarelli, sono stati il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, che ha partecipato in videocollegamento, il presidente di Federacciai Antonio Gozzi, la presidente della Regione Donatella Tesei che ha concluso i lavori e il sindaco di San Gemini Luciano Clementella.
Il presidente uscente Morelli ha tracciato un bilancio spiegando che «i principali indicatori statistici riferiti al 2023, relativi alla provincia di Terni, fotografano una situazione complessivamente stazionaria. Si è registrata tuttavia una stabilità complessiva degli occupati, la riduzione degli interventi di cassa integrazione ordinaria, una qualità del credito invariata, addirittura un incremento della domanda turistica grazie alle presenze italiane e soprattutto straniere. In questo contesto economico generale – ha aggiunto Morelli – emerge però un dato straordinario, elaborato dall’Istat, che ci deve rendere orgogliosi: nel 2023 l’occupazione nell’industria manifatturiera è aumentata del 20% rispetto all’anno precedente. La positiva performance industriale di oggi è frutto di un lavoro che ha radici lontane». In tema di sostenibilità, Riccardo Morelli ha citato il progetto Turn-Urban Re-Generation Terni Narni «che, partito con otto aziende nel 2018, ha ottenuto, primo distretto industriale italiano, la certificazione ISO 37101 per la gestione sostenibile delle comunità. Si tratta di un risultato che ci riempie di orgoglio, frutto di un lungo lavoro realizzato grazie al contributo delle aziende e di tanti attori del territorio, a cominciare dalla Fondazione Carit. Il network oggi conta 31 imprese, impegnate in progetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica». Per il neo presidente Centinari l’obiettivo è «continuare il prezioso lavoro iniziato da Riccardo Morelli e dal consiglio uscente, portando avanti i progetti già avviati e lavorando con dedizione e passione per raggiungere gli obiettivi che definiremo insieme. Durante il mandato – ha aggiunto – voglio ispirarmi alle tre parole chiave che il presidente nazionale Orsini ha menzionato nel suo discorso a Roma: competitività, produttività e comunità».
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Urso e Gozzi parlano di Ast ed energia
All’assemblea della sezione di Terni di Confindustria Umbria si è parlato anche di Ast e siderurgia. In particolare con gli interventi del ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, da remoto, e del presidente di Federacciai Antonio Gozzi, in presenza. Secondo il ministro «il distretto industriale umbro si è rafforzato ed ha attirato trenta ulteriori multinazionali. Ciò ha consentito all’economia regionale di essere in buona salute, migliore di altre realtà italiane. L’occupaziome, con un tasso del 66,5%, è superiore alla media nazionale. Ora i nostri sforzi sono concentrati sulla firma dell’Accordo di programma del gruppo Arvedi-Ast. Penso di convocare un tavolo di confronto con la Regione entro la prima metà di ottobre. Un tavolo al ministero – ha precisato Urso – in cui pensiamo di finalizzare tutto il lavoro fatto in questi mesi, in questi anni in cui abbiamo lavorato per realizzare l’Accordo di programma che ritenevamo possibile già ad inizio 2024». Un ritardo che il ministro lega anche «agli ulteriori incontri che abbiamo effettuato per affrontare il nodo dei costi energetici italiani rispetto ai concorrenti internazionali. Divario che negli ultimi anni si è ampliato. Per Ast, su questo fronte, serve una soluzione-ponte in attesa di definire un quadro strutturale dal 2029, quando verrà rinnovata la concessione per la gestione del polo idroelettrico. Una partita fondamentale per l’economia nazionale, umbra e di Terni. Crediamo esistano le condizioni per questa soluzione-ponte – ha spiegato il ministro – e giungere a quell’appuntamento significativo nel modo migliore. Il tavolo che convocheremo al ministero servirà anche a questo. L’Italia deve puntare su un mix energetico fatto di idroelettrico, fotovoltaico, eolico, geotermico per quanto possibile. Ma sappiamo che dobbiamo prepararci per una soluzione più strutturale, che nei prossimi 20 anni vada a sostituire il ciclo del gas: questa energia continuativa può essere solo il nucleare, pulito e sicuro, da affiancare allo sviluppo delle rinnovabili».
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Sul tema dell’energia, Antonio Gozzi ha spiegato che «c’è necessità di energia de-carbonizzata per reggere la competizione internazionale. Vale ovviamente anche per Arvedi-Ast. L’idroelettrico è la migliore energia de-carbonizzata esistente e l’Europa ha imposto, nell’ambito del Pnrr, le aste pubbliche per le nuove concessioni dell’idroelettrico. Le Regioni, giustamente, dicono: le concessioni vanno rivalutate. Come Federacciai diciamo che, se il non rinnovo delle concessioni deve avvenire, vogliamo che diventi uno strumento di politica industriale e rivendichiamo la nostra quota parte: a Terni c’è una tradizione storica, perfino una legge che legava le produzioni siderurgiche all’energia idroelettrica. Noi, in questo contesto, vogliamo sederci al tavolo per trovare un’intesa, per far sì che una quota parte di quell’energia, che finisce al Gse, venga data agli ‘energivori’, che in ogni caso sono pronti a partecipare alle gare. Le faremo, le gare, se vedremo una tendenza egoistica da parte delle società del settore energetico».