Si chiama Andrea, fa il medico al Santa Maria della Misericordia e prima di prendere servizio per il turno di notte, arrivando a Perugia, è passato davanti ad uno dei locali che sono punti di ritrovo della cosiddetta ‘movida’. E lì ha visto tanti giovani riuniti per il rito dell’aperitivo, del tutto incuranti delle indicazioni a stare a casa, tantomeno delle prescrizioni sanitarie per la prevenzione del contagio, che impongono una distanza minima fra le persone e il rispetto delle più basilari norme igieniche.
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Lo sfogo via social
Come tanti, in questi giorni, Andrea ha provato rabbia per questo disinteresse nei confronti di un’emergenza che mette in pericolo le persone più deboli, e ha scritto un post, di getto: «Ho voluto prima del turno farmi un giro per la città in cui lavoro -racconta – da solo con la mia macchina ed ho visto, in un noto locale per aperitivi, circa 100 persone ammassate a bere e mangiare (con le mani ovviamente!)». Poi è arrivato sul luogo di lavoro, all’ospedale Santa Maria della Misericordia (1 chilometro circa di distanza): «Attualmente semi-vuoto, con tanti lavoratori della sanità che, spesso senza protezioni adeguate, lavorano giorno e notte senza risparmiarsi per cercare di parare il colpo, che sarà duro!».
«State a casa»
«Sappiate che da qui a poco la situazione potrebbe ribaltarsi e sarà soprattutto colpa vostra, sì, dico a voi, che non riuscite a fare a meno, nemmeno ora, del vostro sacro aperitivo. Ah certo, data la vostra età media (25-30 anni) pensate che non vi riguardi vero? Io ho la vostra età più o meno ed anche a me piace fare aperitivi, ma devo stare qua. E io dovrei andare a lavorare per voi? Avete accesso a tutte le informazioni possibili ed immaginabili 24 ore su 24 e non riuscite a decodificare una semplice frase: state a casa! Somari!»