di Pierluigi Bonifazi e Alessio Zenone
Nel 405 d.C. l’impero Romano sciolse gli ordini sacerdotali pagani; per imposizione dell’imperatore vennero distrutti e saccheggiati gli antichi templi e confiscati i beni in essi presenti, ebbe così inizio la persecuzione dei pagani.
La tradizione di San Valentino affonda le sue origini nel lontano 496 d.C., quando l’allora papa Gelasio I volle porre fine ai Lupercalia, gli antichi riti pagani dedicati a Luperco, il dio della fertilità: sfrenati festeggiamenti che avevano luogo il 15 febbraio, generati dagli arcaici culti fallici. Durante la giornata i giovani e giovanissimi, in gruppo, passeggiavano nudi o, al massimo, coperti con un semplice gonnellino di pelle stretto intorno ai fianchi, e inseguivano per strada le donne con fruste di pelle di capra, per propiziarne la fertilità. Le matrone si offrivano spontaneamente, dando vita a spettacoli giudicati ben presto discutibili per la morale cristiana. Fu così che Papa Gelasio I decise di anticipare la festa al 14 febbraio trasformandola in una giornata in onore di San Valentino.
Ma a quale santo si riferiva? Non ci sono notizie certe in merito. Molti sostengono la tesi che fosse il santo nato nel 176 a Interamna, oggi Terni. A lui si attribuisce il privilegio di essere riuscito a riportare l’idillio tra una coppia di fidanzati regalando loro una rosa. Altri, invece, attribuiscono la festa al martire cristiano nato a Roma il 14 febbraio 274.
La basilica di San Valentino di Terni affonda le sue radici sopra edifici preesistenti di sicura origine pagana, uno di questi fu definito dal carmelitano Carmelo Santino, che ebbe modo di visitarlo e studiarlo negli anni ’70, un mitreo, cioè un locale dedito al culto del dio Mitra, costituito da nove cappellette con volte a botte con annesso altare e sorgenti per le abluzioni rituali. Oggi gli ingressi al luogo di culto mitriaco, dai quali si accede attraverso cunicoli che si trovano sotto la basilica, sono murati.
Le fonti ufficiali ecclesiastiche sostengono che trattasi di una cisterna romana e non di un tempio, ma nessuno potrà mai affermare il contrario in quanto il sito risulta ‘murato’ ad occhi indiscreti: al museo archeologico di Terni è conservato un altorilievo raffigurante il dio Mitra nell’atto di sacrificare un toro, a riprova del fatto che anche a Terni si celebrava l’antico culto. Un’ultima curiosità: dall’interno dell’abbazia di San Valentino si accede a due gallerie sotterranee di origini medievali, la prima con sbocco a Collescipoli, l’altra alla chiesa di San Salvatore nel centro di Terni.
Nella bolla papale del 601, papa Gregorio Magno ordinò di erigere chiese cristiane sopra i vecchi santuari pagani; il paganesimo, nonostante tutto, nelle campagne e nei piccoli paesi, non aveva perso la sua forza. Nella città di Terni diversi sono gli esempi di chiese o cattedrali erette sopra santuari pagani: Sant’Alo’, i cui resti del vecchio tempio pagano sono ancora visibili sulla sua facciata, San Salvatore costruita sopra un antichissimo tempio dedicato al dio sole, ma anche la cattedrale di San Valentino dove, nelle sue viscere, si trova ancora un antico mitreo, santuario pagano dedicato al culto del dio Mitra.
Il dio Mitra è protettore della giustizia e dei patti, del bestiame e degli uomini giusti. Il Mitraismo, come molti altri culti di origine orientale, aveva le caratteristiche della religione iniziatica e segreta. Questo è uno dei motivi per cui i santuari, i ‘mitrei’, furono sempre ricavati in ambienti sotterranei.
Nel mitreo di San Valentino, si trovava, e si trova ancora, una fonte d’acqua usata per le abluzioni rituali necessarie per la purificazione dei fedeli. Il tempio si raggiunge scendendo delle ripide scale scavate nella roccia, costituito da un’abside centrale affiancata da tre nicchie a destra e tre a sinistra. Oltre alla fonte d’acqua per le abluzioni rituali si trova una galleria che un tempo si ricongiungeva al tempio del Sole, l’attuale chiesa di San Salvatore, di fronte a palazzo Spada. Nella mitologia il dio Mitra era strettamente legato al dio Sole, l’arcaico dio celtico Lug, per questo motivo probabilmente i due santuari erano collegati da una galleria sotterranea.
Il mitreo di San Valentino è un antico tempio pagano dimenticato, come dimenticata è la memoria della nostra città: 3.000 anni di storia, che hanno accompagnato la più antica civiltà italiana, totalmente cancellati per opera della ‘damnatio memoriae’. La chiesa di Roma mai dimenticò l’affronto di una città che resistette alla cristianizzazione fino al XVII segolo. Come sappiamo sono molte le feste di chiara origine pagana che la santa romana chiesa ha inglobato all’interno delle ricorrenze cristiane, poiché risultava molto più comodo sostituirle che reprimerle, cancellandole dal calendario romano.
Abbiamo visto che anche la festa degli innamorati, quella di San Valentino, trova origine nei culti precristiani della fertilità. In fin dei conti la festa degli innamorati, come tante altre festività cristiane, nasce da un popolare rito pagano per la fertilità che la chiesa cattolica ha fatto suo, variando profondamente e sacralizzando i riti che la costituiscono. Capiamo meglio però come c’è stato questo avvicendamento e da cosa deriva: cosa c’era prima e cosa lo ha portato a diventare la festa che tutti conosciamo oggi.
Nell’antichità latina, dopo il periodo della dodicesima notte successivo al 21 dicembre, è di cruciale importanza il giorno del solstizio d’inverno, il più corto di tutto l’anno e che rappresenta occasione di festività di vario genere. Abbiamo infatti il Sol Invictus, i Saturnalia (dal 17 al 23 dicembre) e gli Angeronalia nell’antica Roma, il Natale per il cristianesimo, Yule nel neopaganesimo e per gli Eteni con il nome norreno di Jól. In Gran Bretagna, a Stonehenge, sopravvivono imponenti ruderi: due cerchi concentrici di monoliti che raggiungono le 50 tonnellate. L’asse del monumento è orientato astronomicamente, con un viale di accesso al cui centro si erge un macigno detto ‘pietra del calcagno’, Heel Stone, detta anche Friar’s Heel, cioè ‘Tallone del frate’. Al solstizio d’estate il sole si leva al di sopra la Heel Stone: Stonehenge, insomma, sarebbe non solo un tempio, ma anche un calendario, Il giorno in cui il dì inizia a prevalere sulla notte ed il buio inizia a perdere nei confronti della luce, dove madre natura muore per risorgere in primavera dalle sue ceneri, proprio in questo momento dell’anno vi è un punto intermedio che coincide col mese di febbraio, proprio il mese in cui, alla sua esatta metà, c’è la festività del santo protettore degli innamorati.
Nell’antica Roma in quel particolare momento si celebravano le festività dei Lupercali: festeggiamenti che non solo erano atti ad allontanare i lupi dai centri abitati ma propiziavano la fertilità e l’abbondanza. I sacerdoti del Dio Lupercus, un fauno simile a Pan, il 15 di febbraio si ritiravano nella grotta dove la leggenda racconta che la lupa abbia allattato Romolo e Remo. Qui, dopo aver compiuto particolari riti, inserivano in un’urna i nomi degli uomini e delle donne che erano fedeli al culto di questa divinità. Un giovinetto estraeva poi i nomi per formare delle coppie che per un solo anno avrebbero dovuto condividere un talamo affettivo per dare inizio al rito della fertilità e dell’abbondanza.
Con l’arrivo del cristianesimo tanta libertà sessuale non poteva essere più tollerata e, infatti, fu papa Gelasio I a mettere una pietra sopra i lupercalia. Perché poi divenne San Valentino il santo di riferimento per gli innamorati, non è chiaro e ancora meno perché il giorno successivo sia dedicato a San Faustino, cavaliere romano anch’egli martire che il ‘marketing’ ha battezzato come giornata dedicata ai single.