di Alice Tombesi
A guardarla da fuori, con le sue luci calde e i cuscini dai colori sgargianti, sembrerebbe di essere improvvisamente entrati nell’intimità di una casa. Se non fosse che poi, osservando più attentamente, da quella stanza iniziano a spuntare fuori decine di musi che si avvicinano al vetro con fare curioso. Invece, quello che si trova in piazza San Giovanni Decollato, nel pieno centro di Terni, è un rifugio privato per gatti recuperati e salvati dai più improbabili e diversi destini. Ogni felino ha alle spalle la propria storia: «Pepe ha 21 anni, era di una mia colonia e alla fine l’ho portato qui dove ha vissuto bene sin da subito in collettività . Celestina – o anche soprannominata ‘la vecchia’ – era stata ritrovata in condizioni disastrose: con un occhio cieco, il setto nasale e il palato rotto ma ora sta bene. C’è poi Dolores, ritrovata dopo che era rimasta un mese all’interno di alcuni locali comunali chiusi. Renzo, che ha qualche mese, è stato recuperato in via Narni. Giada non ha la coda perché è stata investita in via Bramante. Raccolta e curata, non ce la siamo sentita di rimetterla in strada e l’abbiamo trattenuta. Giulia è una dei tigrati, presa anche lei per strada, sta invecchiando qui. Coco invece ha un anno ed è un gattino che ha qualche problema neurologico ma è molto speciale. Poi c’è il pezzo da novanta: Salvatore, detto Salvo. È stato recuperato da una condizione precaria, con la pelle lacerata. È stato sottoposto a sette interventi e ora sta benissimo ed è tranquillo».
Una storia d’amore
Nadia gestisce il rifugio da tredici anni: «Questo posto è nato per la passione che mi accomunava con Elisabetta, una mia amica. È nato tutto in maniera spontanea e non programmata, non c’è stata la volontà di creare qualcosa: prima è nato e poi l’identità si è creata. Tre anni fa Elisabetta è venuta a mancare – racconta Nadia – e a quel punto il rifugio è passato nelle sole mie mani. Lei è stata per me uno spirito guida, mi ha insegnato ad incanalare le tante energie che avevo nel modo giusto e a far sì che non si disperdessero».
Nel cuore di Terni
Così, sette giorni su sette, aiutata da altre sei volontarie, Nadia si prende cura di quei gatti che, nell’attesa di essere adottati, trascorrono le giornate in compagnia: «Solo nell’ultimo anno ho effettuato ottanta donazioni di cuccioli e un’altra quarantina di adulti». La calorosa accoglienza dei gatti attira moltissime persone e, soprattutto, bambini: «Negli anni sono passate a trovarci diverse scolaresche – racconta Nadia -, i disegni appesi li hanno fatti loro». A livello finanziario, il rifugio si autoalimenta. I soldi per la gestione dei gatti – cibo, lettiere, eventuali interventi chirurgici o visite – vengono versati non solo da Nadia ma anche dalle volontarie che si alternano per le attività da svolgere al rifugio o da chi, spontaneamente, fa una donazione. «Questo rifugio è nato per passione, giorno dopo giorno, senza darci un obiettivo. È nato perché due persone avevano la stessa passione e senza di essa non si possono sostenere sacrifici. Per me la vittoria sarà arrivare a zero adozioni perché vorrà dire che non ci saranno più gatti randagi» conclude Nadia.
Viaggio a Monte Argento
Ai piedi di un pendìo, immerso tra ulivi e rocce, sorge il canile rifugio di Monte Argento Onlus. Dal 1986, anno della sua fondazione, la struttura ospita centinaia di cani messi in salvo – anche in questo caso – dai più improbabili destini. Nel corso del tempo, più di cinquecento cani e gatti hanno varcato la soglia dell’associazione, accuditi quotidianamente dal personale e dai volontari: «La mattina il personale pulisce le cucce mentre il pomeriggio vengono fatti uscire dai volontari» racconta Stefania Sebastiani, attuale vicepresidente dell’associazione. Il canile si estende su un terreno molto vasto, con quasi 8.500 metri quadrati di strutture, tre collaboratori e circa 10-12 volontari. «Attualmente ospitiamo 130 cani ma la struttura ha un’autorizzazione sanitaria per un numero maggiore tanto che a lungo abbiamo ospitato stabilmente fino a 500 cani, quando il randagismo era molto più grave nel nostro territorio. I cani sono sempre in compagnia e molti di loro vengono portati fuori in passeggiata con quella che è chiamata ‘adozione a distanza’: questa modalità prevede che il cane rimanga nel canile ma venga spesso portato fuori. Il più delle volte, però, le persone si affezionano e decidono di adottarli definitivamente».
Le adozioni
Dalla scorsa primavera, con il dilagare del Covid, gli eventi che periodicamente venivano organizzati dall’associazione sono stati bruscamente interrotti. Aperitivi, cene, passeggiate a ‘sei zampe’ per divulgare l’attività del canile, far conoscere gli animali a chi aveva in mente di adottarne uno e raccogliere donazioni: «Ci finanziamo con attività di raccolta fondi, con l’aiuto dei soci e sostenitori, con l’autotassazione dei volontari, con progetti e campagne mirate, con il sostegno del Comune di Terni attraverso anche programmi di divulgazione delle idee animaliste e di protezione degli animali, che promuovono, quindi, il rispetto e la dignità di tutti gli esseri viventi, in particolare degli animali» si trova scritto sul sito del canile. Quest’anno, data l’emergenza Covid, per raccogliere soldi l’associazione ha messo in vendita dei calendari che ritraggono – mese per mese – foto di cani e gatti: «Dopo il blocco dovuto al lockdown, da maggio in poi abbiamo fatto un bel po’ di adozioni. La novità di quest’anno è che la maggior parte dei cani che sono stati scelti erano adulti mentre di solito chiedevano cuccioli o cani giovani di taglia piccola – afferma Stefania -. Bisogna sempre considerare le adozioni in relazione agli ingressi. Noi siamo stati fermi da ottobre 2018 a febbraio 2020 e i primi cani sono rientrati a partire dallo scorso giugno. Nonostante la mancanza di ingressi, quindi, abbiamo comunque adottato i cani che avevamo».
L’obiettivo ‘oasi felina’
Molti degli animali che ospita il rifugio hanno alle spalle storie di maltrattamenti, randagismo o malattia. Dopo un lungo periodo di ricovero, cure mediche, buon cibo e soprattutto adozioni consapevoli, molti di loro hanno trovato una nuova casa, scrivendo un lieto fine alla loro storia. Ogni settimana, poi, il canile ospita delle educatrici cinofile: «Stiamo facendo delle lezioni per dei cani che devono essere adottati perché magari ad alcuni manca la socializzazione o la sicurezza. Tutto a spese nostre». Attenzioni e cure rivolte non solo ai cani: l’associazione sta progettando, infatti, la creazione di un’oasi felina. Un luogo dove i gatti possano sentirsi al sicuro e, al contempo, liberi: «Non appena il Comune di Terni ci rilascerà l’autorizzazione, saremo pronti a costruire la struttura» conclude Stefania.