‘Rivoluzione’ Todi sulla raccolta differenziata nel centro storico, Legambiente non ci sta e attacca. Le novità annunciate dal neo sindaco del comune perugino, Antonino Ruggiano, non vanno giù all’associazione ambientalista: «Gli ricordiamo che il vero problema di Todi, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, è la qualità della raccolta differenziata a cominciare dall’organico».

Idea di ristrutturazione L’amministrazione di Todi aveva annunciato le intenzioni sulla raccolta differenziata in avvio di settimana, dopo l’incontro tra Ruggiano e il responsabile della business unit igiene ambientale di Gesenu Massimo Pera: «Abbiamo chiesto – le richieste – a Gesenu di fornire risposte rispetto alla sostituzione dei cassonetti attualmente utilizzati nel centro storico con elementi nuovi e di diversa foggia e materiali, affinché possano essere più aderenti alla nuova idea di decoro per la città. Chiesta inoltre la predisposizione di una nuova dislocazione dei cassonetti nel centro storico con l’obiettivo di creare un diverso ed inferiore impatto sul decoro e restituire una migliore immagine della città». A ciò si aggiunge l’idea di «immediato spostamento dei mezzi della gesenu che ad oggi vengono parcheggiati vicino all’ingresso dell’ascensore di Porta Orvietana creando però, soprattutto con le alte temperature di questi giorni, un cattivissimo odore che non rappresenta un bel biglietto da visita per chi usufruisce del parcheggio e del servizio navetta».
«Non va» Per Legambiente Umbria non è la strada giusta e attacca: «Stupore e inquietudine. L’unica preoccupazione del sindaco – sottolineano – è avere la città ‘igienizzata’, con qualche cassonetto ben fatto e magari colorato, ma pur sempre stradale, al massimo gli si cambia di posto, ma niente porta a porta per l’organico per carità, perché quello è un modello evidentemente troppo futuristico per la città di Todi, basta in fondo che si mantenga il decoro della città, e soprattutto che non si scomodino i cittadini – e gli amministratori – ad imparare una buona pratica ritenuta evidentemente troppo onerosa quella della raccolta differenziata ben fatta. Probabilmente il sindaco di Todi non è informato e non ha la minima conoscenza della situazione di collasso per le discariche umbre che richiede urgenti azioni da parte dei comuni e dei gestori per una gestione virtuosa dei rifiuti nell’ottica dell’economia circolare».
Il problema e la necessità di ‘censura’ L’associazione ambientalista ricorda all’amministrazione comunale che «il vero problema di Todi, per quanto riguarda la gestione dei rifiuti è la qualità della raccolta differenziata a cominciare dall’organico, infatti la città ha la peggiore performance di qualità della frazione organica, tanto che in alcuni campioni monitorati da Arpa Umbria nel 2016, l’organico era di fatto indifferenziato. Da un sindaco e da una giunta appena insediati ci saremmo aspettati radicali cambiamenti verso un modello virtuoso, a cominciare dall’avvio del porta a porta con l’eliminazione di tutti i cassonetti stradali, non certo il loro spostamento da una parte all’altra delle piazze di Todi. Sarebbe opportuno che il neonato Auri e la Regione intervengano censurando e bloccando queste derive alla ‘ognuno fa come gli pare’, ben rappresentata dagli amministratori tuderti, e faccia partire finalmente la pianificazione d’ambito a livello regionale che consenta di uniformare i modelli di raccolta e la gestione, mettendo in pratica l’unico metodo di raccolta possibile, il porta porta. I comuni sono tenuti ad applicare la Dgr 34 del 2016 affinché si arrivi non solo ad un’alta raccolta differenziata in termini percentuali (non garantita certo da bei e decorosi bidoni stradali) ma soprattutto aumenti la qualità dei rifiuti raccolti in modo differenziato, a partire dalla frazione organica, per evitare le enormi quantità di scarti che finiscono in discarica. Altrimenti, se ancora non lo si è capito, si fa il gioco delle mafie dei rifiuti che non vedono l’ora di poter realizzare nuove discariche o nuovi inceneritori, e l’Umbria ha già pagato abbastanza per potersi permettere ancora queste bislacche ‘rivoluzioni’».