Disabilità: «Il tempo delle promesse è scaduto. Esiste ancora un ‘sistema’»

Umbria – L’intervento delle associazioni Aucla, Auret, Afad e Aniu dopo l’incontro in Regione

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Delle associazioni Aucla (Associazione umbra cerebro lesioni acquisite), Auret (Autismo ricerca terapie), Afad (Famiglie di disabili) e Aniu (Associazione non vedenti e ipovedenti Umbria)

Siamo da anni in prima linea accanto alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Con noi anche la ‘Rete indipendente di famiglie umbre’ (Famiglie per il diritto alla riabilitazione). L’iniziativa del G7 della disabilità in Umbria, alla luce delle innumerevoli difficoltà che incontrano le 45 mila persone non autosufficienti che risiedono nel nostro territorio, rischia di diventare uno strumento di propaganda di alcune vecchie e logore associazioni con una visione confusa e frammentaria dell’intero sistema di tutela della disabilità. Una beffa legata alla scarsa qualità di parte dei servizi tradizionali e la quasi totale mancanza di libertà di scelta su come organizzare la propria assistenza.

Se si escludono appena 150 progetti di ‘vita indipendente’, circa 200 del ‘Dopo di noi’ che riconoscono un contributo economico di 1.000 euro per assumere un assistente personale, gli assegni per gravissima disabilità che raggiungono circa 600 beneficiari (tutte misure che comunque sono operative anche grazie al nostro impegno nella precedente legislatura), il resto delle decine di migliaia di non autosufficienti possono contare o su pochi e sporadici servizi domiciliari e riabilitativi – con il destinatario che non decide orari né qualità e quantità degli interventi o chi deve prendersi cura di lui – o semplicemente non vengono raggiunti dagli interventi pubblici.

L’abbandono istituzionale in Umbria é pesante ed evidente soprattutto in rapporto alle dinamiche demografiche e al confronto con le altre regioni, come ad esempio la Lombardia, dove minori, adulti e anziani possono contare su contributi economici fino a 800 euro al mese da destinare ad interventi terapeutico riabilitativi, assistenti personali, badanti, figure contrattualizzate dalla famiglia stessa e dalla persona con disabilità. O ancora il Veneto e la Basilicata, che prevedono un massimale di 20.000 euro annui a favore delle famiglie per attività riabilitative scelte liberamente.

Altra esperienza nazionale da rappresentare è quella della regione Sardegna dove da 20 anni esiste la cosiddetta assistenza indiretta e relativa libertà di scelta assoluta, oltre 40.000 progetti personalizzati che erogano direttamente ai cittadini 140 milioni di euro, dove il beneficiario sceglie il proprio assistente, gli orari e le modalità di cura pagandolo con i contributi pubblici che da noi vengono riservati quasi interamente alle cooperative eroganti servizi insufficienti, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

Nel nostro territorio è presente una cappa opprimente di soggetti che trasversalmente frena ogni innovazione e pressione libertaria, nonostante la presenza di volontà politiche che sono riuscite ad insediarsi dopo decine di anni di un sistema sempre uguale ed autoreferenziale incapace di rispondere alle mutate esigenze territoriali. Gli anziani umbri non più autonomi, non possono beneficiare dell’assegno di cura per pagare badanti e assistenti, i minori con disabilità non possono usufruire di contributi economici per svolgere quelle attività terapeutico riabilitative essenziali per alleviare e migliorare la loro condizione ma che il pubblico non eroga non garantendo altresì i livelli essenziali di assistenza (Lea).

La gravità della situazione è stata rappresentata a politici e tecnici regionali nell’ambito di una serie di incontri sollecitati dalla Rete di famiglie e dalle nostre associazioni. Tutti gli interlocutori istituzionali coinvolti, il presidente del consiglio regionale Marco Squarta, l’assessore alla sanità Luca Coletto, il direttore regionale alla sanità Massimo D’Angelo, il direttore generale Usl Giovanni Nardella, hanno condiviso le richieste delle Famiglie e le soluzioni proposte. In particolare nell’ultimo incontro svolto il 15 febbraio presso l’assessorato alla sanità del Broletto, a Perugia, alla presenza dell’assessore Coletto e del presidente Squarta, è stata confermata per il futuro la volontà politica di consolidare ed incrementare il sostegno economico alle famiglie attraverso l’assistenza indiretta. In particolare l’assessore si è impegnato entro tempi molto ristretti:

  • a ricalibrare le voci di spesa della programmazione del Prina (Piano regionale integrato per la non autosufficienza), favorendo il trasferimento di risorse dalle voci domotica, telesoccorso, teleassistenza, qualificazione assistenti familiari, volontari e terzo settore e Pua (Punti unici di accesso), agli assegni di sollievo per i disabili gravissimi (viste le lunghe liste di attesa) e i disabili gravi. In particolare completare finalmente l’erogazione dell’assegno ai rimanenti beneficiari della lista dei gravissimi, nonché provvedere all’erogazione anche per le gravi invalidità e, in chiave futura, prevedere l’incremento degli importi di tutti gli assegni;
  • a rimodulare l’utilizzo dei fondi nazionali e quelli comunitari da dedicare alla riabilitazione, vita indipendente, ‘Dopo di noi’;
  • a confermare i progetti ‘Vita indipendente’ finanziati con il Fse+ (Fondo sociale europeo+) ampliando con la medesima categoria di fondi la platea dei beneficiari;
  • prevedere inoltre per l’assegno domiciliarità anziani, finanziato col Fondo sociale europeo, un incremento ragionevole in quanto l’attuale importo pari a 240 euro mensili è risibile e inadeguato;
  • ad eliminare la formula del bando a scadenza per erogare qualsivoglia intervento garantendo il rispetto dei Lea. Infatti gli interventi di assistenza indiretta (assegno di sollievo gravissime e gravi disabilità, ‘Dopo di noi’, ‘Vita indipendente’ e assegno domiciliarità anziani) devono essere attivabili con continuità in qualsiasi periodo dell’anno;
  • orientare e supervisionare l’attività posta in essere dalle Usl verificandone la coerenza rispetto agli input/obiettivi forniti dalla giunta regionale nella realizzazione di: un efficace ed efficiente riorganizzazione necessaria per rispondere alle esigenze dei disabili e delle famiglie, nell’erogazione di servizi di qualità, nell’ampliamento della platea dei beneficiari nell’erogazione degli assegni e nell’utilizzo di criteri quali-quantitativi da utilizzare nella prossima gara d’appalto per l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare e di riabilitazione con metodologie ad evidenza scientifica (Aba, Teach, etc.).

Vedremo nei prossimi giorni se, all’impegno dei vertici delle istituzioni regionali, seguirà anche la concretezza dell’azione amministrativa. Il tempo dei proclami è ormai scaduto, i disabili e le loro famiglie hanno bisogno subito di risposte celeri e concrete. Levius laedit, quicquid praedivimus ante!

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