«Cambia l’immagine ma cambia la sostanza»: presenta così, il magnifico rettore Maurizio Oliviero, il nuovo logotipo e il nuovo sigillo dell’Università di Perugia. Il nuovo marchio è stato realizzato da Marco William Fagioli, designer già più volte premiato col compasso d’oro.
Aprirsi ancor di più al mondo
I cambiamenti sono piccoli ma significativi e vengono presentati dal professor Paolo Belardi, delegato per il settore Immagine grafica, comunicazione di Ateneo, brand e merchandising nonché responsabile scientifico della progettazione della nuova identità visiva. Il più evidente e significativo è il cambio del logotipo, con l’utilizzo del carattere ‘circolar’, uno dei pochi disponibili in tutti gli alfabeti internazionali, dal cirillico al vietnamita. L’impulso, quindi, è quello di dare all’ateneo perugino un carattere sempre più internazionale. Connessioni mnemoniche verso l’esterno ma anche verso l’interno, come sottolinea Belardi.
L’identità dell’ateneo
«Vogliamo ridare valore e senso alla nostra identità, riappropriarci di quei valori, farcene carico con responsabilità e soprattutto farcene carico all’esterno», commenta il rettore Oliviero che definisce il nuovo stemma «giovane e internazionale» ma anche «gentile».
Transizione verso il digitale
L’operazione di restyling del marchio è parte integrante del processo di aggiornamento dell’identità visiva dell’Ateneo, in linea con gli obiettivi delineati per il triennio 2020-2023 dal primo piano di comunicazione dell’Università degli Studi di Perugia. Attraverso la definizione del nuovo marchio, l’Università intende veicolare visivamente il proprio patrimonio di valori. Il nuovo marchio è corredato da un apposito manuale d’uso, strumento indispensabile per fornire le informazioni necessarie al corretto impiego dei principali elementi che connotano l’identità visiva istituzionale (quali il marchio, i colori e i caratteri), regolando in modo organico i diversi livelli e metodi di comunicazione, al fine di garantire un’immediata riconoscibilità dell’immagine dell’Ateneo. Nel segno della sostenibilità, però, vi annunciamo che prima esauriremo il vecchio materiale con i vecchi sigilli e poi passeremo ai nuovi, cercando di dematerializzare il più possibile.
L’esperienza in presenza
«L’università non è una piattaforma l’università è un luogo, fatto di comunità e di esperienza, che non è riproducibile su uno schermo o su un laptop – dice in chiusura il rettore Oliviero – rafforzare la nostra immagine significa anche recuperare con forza questa esperienza». Con la speranza (implicita) che si possa tornare presto in presenza.