Ecoreati in Italia, Umbria terza nel 2016

L’applicazione della nuova legge: peggio della nostra regione – secondo Legambiente – hanno fatto solo Campania e Sardegna

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Sul podio, sfiorando il primo posto. Ma se ne farebbe volentieri a meno. Visto che il podio in questione, secondo Legambiente, è quello delle regioni italiane che nel 2016 hanno fatto registrare il maggior numero di operazioni delle forze dell’ordine per casi di scordati. E l’Umbria è terza.

IL DOSSIER ECOREATI DI LEGAMBIENTE

I numeri Le infrazioni contestate, in Umbria, nel 2016 sono state 66 (574 in tutto il Paese), una in meno della Sardegna e tre della Campania. 83, invece, le persone che sono state denunciate (971 in Italia) dalle forze dell’ordine e 17 i sequestri, secondo dato nazionale, dove il totale è stato di 133. 

I dati di Legambiente

Il dossier Storie e numeri raccolti da Legambiente, sono entrati a far parte di un dossier che racconta l’azione repressiva svolta nel 2016 dalle forze di polizia, sul fronte dei delitti contestati: sono 143 i casi di inquinamento ambientale, 13 quelli di disastro ambientale, 6 quelli di impedimento di controllo, 5 i delitti colposi contro l’ambiente, 3 quelli di omessa bonifica e 3 i casi di aggravanti per morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale.

Le regioni La Campania è la prima regione per il numero (70) di ecoreati contestati. La Sardegna è la regione con il maggior numero di denunciati (126), mentre l’Abruzzo per il numero più alto di aziende coinvolte (16). Il maggior numero di arresti è stato compiuto in Puglia (14), il numero più alto di sequestri in Calabria (43).

Legambiente «L’introduzione dei delitti ambientali nel codice penale è stata una grande conquista per l’Italia, oggi leader nella lotta agli ecoreati, ed è il primo anello di una catena più lunga – dice il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani – che va costruita con l’obiettivo di innalzare i controlli ambientali per tutelare l’ambiente, la salute e le imprese sane. È fondamentale che siano approvate presto norme che mancano ancora all’appello per completare questa catena della legalità ambientale. A cominciare dall’approvazione definitiva delle riforma del Codice penale approvata al Senato e ora al vaglio della Camera che prevede un meccanismo di allungamento dei tempi di prescrizione dei reati ambientali contravvenzionali per arrivare con maggiore certezza a sentenza definitiva, e da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive».

Le cose da fare Secondo Legambiente, tra i provvedimenti da approvare c’è anche «il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette e occorre completare l’iter di definizione dei decreti attuativi per rendere operativa la legge 132 del 2016 che ha riformato il sistema nazionale delle Agenzie per la protezione dell’ambiente. Un’altra modifica normativa riguarda l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni, per garantire che le liti giudiziarie in materia ambientale non abbiano costi proibitivi e che si tenga conto delle condizioni soggettive dell’attore nella regolamentazione delle spese. Inoltre, si deve rimuovere la clausola di invarianza dei costi per la spesa pubblica prevista nella legge sugli ecoreati, così come in quella che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente».

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