Scene, parole, concetti ingiustificabili quelli riferiti dal direttore di gara – una ragazza ternana di neanche 18 anni – nel suo referto e quindi tradotte in provvedimenti disciplinari dal giudice sportivo territoriale del campionato di calcio Allievi Under 17 Terni, l’avvocato Attilio Biancifiori. Il match è quello fra San Gemini e Sporting Terni, vinto per 4 a 0 – domenica 13 aprile – dai padroni di casa. E che ha visto squalifiche e sanzioni importanti, in ragione della gravità di quanto riportato dall’arbitro. A riferire la vicenda in prima battuta sono ‘La Nazione‘ e ‘Il Corriere dell’Umbria‘.
«Tra il primo ed il secondo tempo entrava nello spogliatoio dell’arbitro, contestando la sua condotta a voce alta e registrando il colloquio con il telefono. Interrotta la registrazione della conversazione, diceva all’arbitro: ‘Eri da ammazzare da piccola. Dovresti fare la fine di Ilaria (n.d.r. evidentemente riferendosi al recente omicidio di Ilaria Sula, uccisa a Roma ma residente a Terni). A ‘sto punto sarebbe da tirare fuori un coltello’». A pronunciare le frasi, in base al referto arbitrale e ai conseguenti provvedimenti del giudice sportivo territoriale, un dirigente dello Sporting Terni, squalificato fino al 31 dicembre 2028. E la ricostruzione prosegue.

«A questo punto – si legge nel dispositivo del giudice sportivo, che nel suo lavoro è stato assistito dal rappresentante AIA Terni, Alberto Bronzetti – l’arbitro espelleva il dirigente, che però faceva resistenza ad allontanarsi nonostante il fattivo intervento dei dirigenti della squadra avversaria. Mentre veniva accompagnato all’uscita, ha continuato a insultare l’arbitro e ad incitare i propri giocatori ad adottare un atteggiamento ostile nei suoi confronti. Nel corso della ripresa, pur trovandosi all’esterno dell’impianto, ha continuato a deridere l’arbitro, rivolgendo nei suoi confronti frasi offensive e denigratorie. Inoltre, durante il secondo tempo, è rientrato all’interno dell’impianto ma il custode presente provvedeva prontamente a farlo uscire di nuovo. Una volta all’esterno, ha ripreso a insultare l’arbitro, rivolgendo allo stesso frasi derisorie e simulando l’abbaiare di un cane. Infine, nel mentre l’arbitro stava lasciando l’impianto, il dirigente – che si trovava ancora all’esterno dell’impianto stesso – continuava ad alimentare tensioni, incitando i genitori ed affermando che l’arbitro era stato esagerato nel comminare due espulsioni alla sua squadra nel finale».
Un partita, quella contro il San Gemini, che per lo Sporting Terni ha visto altre sanzioni disciplinari pesanti, in particolare a propri atleti. Uno di loro è stato squalificato per dodici giornate perchè «dopo essere stato espulso dal direttore di gara, si toglieva gli scarpini minacciando di lanciarli contro l’arbitro, togliendosi anche la maglia; affermava, quindi, di volersi togliere anche i pantaloncini, ponendo in essere gesti osceni e proferendo pesanti allusioni di carattere sessuale». Ed un altro quattro giornate «perché, dopo essere stato espulso dal direttore di gara, si rifiutava di uscire dal campo».
Duclis in fundo la sanzione di 500 euro alla stessa società «in quanto, tra il primo ed il secondo tempo l’arbitro udiva provenire dallo spogliatoio dello Sporting Terni (come tale identificato perché veniva fatto espresso riferimento al punteggio a proprio sfavore di 0 a 3) gravissimi insulti di stampo sessista e varie minacce».
Sia il dirigente squalificato che la giovane arbitra sono stati sentiti dalla polizia di Stato – in particolare da personale della Digos della questura di Terni – e mentre il primo ha negato completamente di aver pronunciato le frasi incriminate, parlando di un ‘chiarimento verbale’ legato alla distanza non rispettata dalla barriera avversaria in occasione di un calcio di punizione, la 17enne ha confermato quanto già riportato nel referto arbitrale. A riportarlo è il quotidiano ‘Il Messaggero-Umbria‘. Il caso è comunque destinato a finire all’attenzione della procura della Repubblica di Terni, per una ricostruzione dettagliata dei fatti, e la stessa questura valuterà gli estremi per l’irrogazione del Daspo al dirigente dello Sporting Terni.
Le reazioni

A parlare – ad Ansa Umbria – è Maurizio Gambino, presidente dello Sporting Terni, la società di appartenenza del dirigente squalificato: «Molti di noi – afferma – erano presenti con commozione e dolore ai funerali di Ilaria Sula e anche per questo l’accaduto ci colpisce molto. Sicuramente, lo dico a titolo personale e come presidente dello Sporting Terni, ci dissociamo completamente da certe frasi. Non sono testimone diretto, non ero presente al campo, ma chiedo alla giustizia sportiva, alla procura federale e, se verrà interessata, alla procura ordinaria di fare luce sull’accaduto e chiarire come sono andate le cose, anche nel pieno rispetto del diritto di difesa. Se fossi certo che un nostro giocatore, allenatore o dirigente avesse pronunciato una frase del genere, lo caccerei via immediatamente. Immaginare che un genitore (il dirigente squalificato è padre di un atleta della squadra Allievi Under 17 dello Sporting Terni) possa dire certe parole, è inammissibile. Lo è ora, ma anche prima della tragica vicenda di Ilaria e in futuro».
Così ad Ansa Umbria l’avvocato Giuseppe Sforza, a nome della famiglia di Ilaria Sula: «Frasi del genere non meritano alcun commento. Si qualificano da sé, tanto sono gravi». Il presidente della sezione di Terni dell’AIA, Alberto Tatangelo, per il momento preferisce non commentare la vicenda.
L’amministrazione comunale di Terni

«È un fatto gravissimo che un dirigente sportivo, come qualunque altra persona al mondo del resto, abbia pronunciato frasi del genere», afferma il sindaco di Terni Stefano Bandecchi a Tag24 Umbria. «Nessuno – prosegue il primo cittadino – può dire una cosa di questo tipo. Si sa esattamente come la penso, in ogni caso è inconcepibile che si possa dire a una donna, qualunque donna, che dovrebbe fare la stessa fine della povera Ilaria. Bisogna solo essere scemi. Un fatto indescrivibile e inconcepibile. Nessun uomo sulla terra dovrebbe pronunciare queste parole. Come ho già avuto modo di dire, se per me chi ha ucciso Ilaria dovrebbe avere come punizione la pena di morte, chi dice frasi di questo tipo e con l’aggravante di averle pronunciate nell’ambito sportivo, per di più nello sport giovanile, una cosa così dovrebbe richiedere almeno un anno di reclusione. È una vera e propria violenza di genere, di una stupidità assoluta e totale».

Sull’accaduto interviene l’assessore allo sport del Comune di Terni Marco Schenardi esprimendo «in primis la vicinanza alla famiglia di Ilaria Sula che così indecentemente ha visto nominare il nome della propria cara. Occorre il massimo rispetto nei confronti della memoria di una ragazza barbaramente strappata alla vita – afferma Schenardi -, la cui morte è una ferita aperta per tutta la città. Nel contempo invito tutte le società sportive, gli atleti e in generale chi ama lo sport a portare in alto i valori del rispetto e della lealtà al fine di eliminare certi deprecabili e incommentabili episodi. Tutti insieme possiamo e dobbiamo lavorare perché la violenza fisica e verbale sulle donne sparisca completamente una volta per tutte e non solo nello sport ma nella vita di tutti giorni. Lo sport, soprattutto quello giovanile, deve essere un luogo dove si diffondano i valori più alti, quelli del rispetto, della solidarietà, della sana competizione, dello spirito di squadra, non certo un contesto nel quale diffondere esempi inqualificabili e comportamenti abnormi. Un pensiero, forte e sentito, va all’arbitro che ha dovuto subire e vivere una situazione a dir poco incresciosa. A nome di tutto il mondo dello sport della nostra città porgo le scuse più sincere. L’amministrazione comunale è vicina a questa giovane donna augurandogli di riprendersi al più presto da questa brutta esperienza e di raggiungere i migliori traguardi personali e sportivi».

Anche l’assessore comunale al welfare Viviana Altamura si dice «profondamente scioccata e indignata. Non solo come amministratrice, ma come donna e come madre. Il nome di Ilaria Sula, la sua memoria, il suo dolore, non possono essere trascinati nel fango. È un’offesa alla dignità di una giovane vittima e di un’intera comunità. Quelle parole non sono una semplice offesa, ma un atto grave, che colpisce due volte. Così si uccide ancora. Terni – prosegue Altamura – non si riconosce in chi ha pronunciato quelle parole. Ma ha il dovere, oggi più che mai, di scegliere da che parte stare. Il mio impegno, come assessore e come cittadina, sarà totale: serve formazione, consapevolezza, cultura del rispetto. Il mio pensiero va alla giovane arbitro, alla sua forza e al suo coraggio. E va soprattutto alla famiglia di Ilaria: a loro il mio abbraccio, il mio dolore e il mio rispetto. Non abbasseremo lo sguardo».
Le reazioni delle altre istituzioni e della politica
«Desidero esprimere la mia più profonda solidarietà alla giovane arbitra – afferma la parlamentare del Movimento 5 Stelle, Emma Pavanelli -. Le frasi pronunciate da un dirigente dello Sporting Terni, come riportato nel referto arbitrale rappresentano un attacco vile e misogino che nulla ha a che vedere con i valori che lo sport dovrebbe trasmettere. È inaccettabile che, in un contesto educativo come quello del calcio giovanile, si verifichino episodi di tale gravità. Lo sport deve essere un luogo di crescita, rispetto e inclusione, non un palcoscenico per comportamenti violenti e discriminatori. Accolgo con favore la decisione del giudice sportivo territoriale di applicare una sanzione esemplare al dirigente. Una misura necessaria per ribadire che simili comportamenti non possono essere tollerati. Rinnovo il mio sostegno all’arbitra coinvolta e a tutte le donne che lavorano nel mondo dello sport con passione e competenza. È nostro dovere garantire un ambiente sicuro e rispettoso per tutti, promuovendo i veri valori dello sport».

«Queste parole vergognose e inaccettabili – è la reazione della consigliera regionale del Pd, Maria Grazia Proietti – suscitano in me profonda indignazione e rappresentano l’ennesimo atto di violenza verbale, e dunque morale, contro una donna, contro chi svolge il proprio lavoro con dignità e contro la memoria di una giovane vittima di femminicidio, oltre che contro la sua famiglia che sta soffrendo il peggiore dei lutti. Una frase crudele e disumana, pronunciata da una persona che dovrebbe rappresentare i valori positivi dello sport e che invece ha smarrito ogni senso di umanità e rispetto. Lo sport dovrebbe essere uno spazio educativo, non un’arena dove si sfoga il peggio di sé. Basta giustificare la violenza verbale come ‘uno sfogo’. È ora che tutti, soprattutto chi ha ruoli pubblici e di responsabilità, imparino a controllare linguaggio e gesti. È l’unico modo per proteggere le nuove generazioni da una deriva pericolosa. Alla donna colpita da queste parole conclude Maria Grazia Proietti – va tutta la mia solidarietà. E alla famiglia di Ilaria Sula, già ferita da un dolore immenso, esprimo la mia più sincera e affettuosa vicinanza. So che quel linguaggio ha riaperto una ferita. Come donna, come madre e come rappresentante delle istituzioni, dico: scusaci Ilaria, se ti facciamo ancora soffrire».
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