Alla frazione di Belvedere, a Ferentillo (Terni), si terrà per il lunedì dell’Angelo (21 aprile) un’iniziativa che affonda le proprie radici nella notte dei tempi, la festa della ‘Reginella’. Da secoli gli abitanti della vallata, solcata dall’omonimo fosso e sovrastata dai monti Fionchi e Solenne, si ritrovano tutti insieme per una festa fatta anche di momenti di spiritualità.
La mattina di Pasquetta, come vuole la tradizione, si terrà l’incontro dei partecipanti in prossimità della chiesa di San Martino ad Ancaiano – purtroppo ancora chiusa per i danni del terremoto -, con partenza della processione per la frazione di Belvedere dove alle ore 11, presso la chiesa di Santa Maria de’ Cerasola, si terrà la santa messa.
Una giornata che permette anche di conoscere un luogo suggestivo e di alto valore ambientale, storico e artistico. «Immersa in un mare di fiori, di alberi di mandorli e peschi fioriti – commenta lo storico locale Carlo Favetti – la chiesa di Santa Maria de’ Cerasola si presenta con la sua originalità, tra il silenzio e il cinguettio degli uccelli. Facciata a capanna con finestra centrale, campaniletto a vela con unica fornice con due campane che scandiscono ancora il tempo attraverso l’orologio. Portale con piedritti, architrave sorretto da due mensole; sopra all’architrave una lunetta con le iniziali della Vergine Maria. Al suo interno, unica navata, scandita da due archi. Sulle pareti laterali – continua Favetti – affreschi rinascimentali attribuiti a Giovanni di Girolamo Brunotti (allievo di Giovanni di Pietro detto lo Spagna): Madonna di Loreto sotto il baldacchino sorretto da angeli e la scritta in basso HOC OPVS F.F. RANALDVS MORICONI PER VOTO 2 OCTOBRIS 1526. Altro affresco votivo rappresenta Santa Maria delle Grazie con la dedica: QUESTA OPERA FACTA FARE FELICE DE SANCTVS PER GRAZIA RICEVUTA DA SANTA MARIA. Altro dipinto su tela del XVII secolo raffigura il Cristo in croce tra i santi Carlo Borromeo, Bernardino da Siena, Antonio Abate e Francesco d’Assisi. Gli affreschi meriterebbero un recupero capillare – agginge Favetti – non solo per il valore del maestro che li ha eseguiti, ma sopratutto per mantenere nel tempo tanta devozione e fede tramandata dalle genti di questi luoghi, un tempo potentissimo feudo della famiglia Ancaiani che ebbe la commenda sull’abbazia di San Pietro in Valle. Tutta la valle – conclude – è tinta di colori vivaci che spaziano nelle tonalità del verde dal tenue dei campi e degli orticelli al più intenso dei boschi di frassino, lecci, melaggine o albero di Giuda. Questo è il luogo più ambito per gli amanti del trekking ed escursionismo».