Venti devono essere. E venti adesso sono. Ma non è detto che quelli restino. Il futuro comitato di indirizzo della Fondazione Carit di Terni, comunque, per il momento almeno è definito. Nel pomeriggio di venerdì l’assemblea ha votato il pacchetto di nomine di sua competenza e, quindi, il percorso che porterà – presumibilmente ai primi di maggio – all’elezione del sucessore di Mario Fornaci alla presidenza, continua.
Le nomine Il quintetto scelto dai 151 soci della Fondazione è composto da due nomi nuovi – Luigi Filippetti (che lascerà così libero il posto nel comitato di presidenza) e Pasquale Alessandro Margheriti – e da tre conferme: Nicola Astolfi, Valentina Paci e Luigi Zingarelli. Questo ‘pacchetto’ si aggiunge agli altri dieci membri del comitato di indirizzo il cui ruolo era già definito: Antonio Alunni, Lorenzo Amati, Mirella Cimini, Sandro Carletti, Ulrico Dragoni (attuale vice presidente), Renzo Nicolini, Franco Novelli, Mariano Galassi Sconocchia, Stefano Gentili, Giuliano Sciannameo.
Le altre nomine E poi, per completare il quadro, ci sono le cinque nomine esterne – che dovranno essere messe a verifica – fatte di recente: Aristide Paci e Maria Sole D’Annibale – scelti (con corollario di polemiche e alzate di scudi) da Leopoldo Di Girolamo in qualità di sindaco e di presidente della Provincia – don Stefano Mazzoli, designato dal vescovo Giuseppe Piemontese come rappresentante della Diocesi, Piero Simoni e Vincenzo Clericò (anche la sua è una conferma) in rappresentanza dell’ordine dei medici e di quello dei notai.
Luigi Carlini e Antonio Alunni
I compiti Per comprendere quanto sia importante – e perché tanto se ne sia parlato e scritto – il ruolo del comitato di indirizzo della Fondazione, basta ricordare che, statuto alla mano, è di sua “esclusiva competenza”, la nomina del presidente della Fondazione. Ma non solo. Perché sempre al comitato di indirizzo spetta l’eventuale decisione relativa ad una ipotetica “trasformazione, fusione e scioglimento della Fondazione, previo parere dell’assemblea dei soci”. E anche di questo si è parlato e scritto molto, visto che esisterebbero delle diverse opinioni, al riguardo, tra i due aspiranti alla presidenza: con Luigi Carlini orientato a mantenere l’autonomia della Fondazione Carit e con Antonio Alunni, invece, più aperto a ipotesi diverse.
L’assemblea Di sicuro, comunque, se l’assemblea doveva dare quache segnale, questo è stato inviato. Forte e chiaro. I cinque eletti nel comitato di indirizzo hanno ottenuto un consenso che, in altri tempi e in altri contesti, si sarebbe definito ‘bulgaro’ e non sfugge a nessuno – e di osservatori attenti ed interessati ce n’erano – che la manifestazione di compattezza che l’organismo ha dato non potrà essere trascurata. Nell’immediato e nel prossimo futuro.
La verifica Il prossimo appuntamento in programma è fissato per il 22 febbraio, quando si riunirà il comitato di indirizzo (quello uscente, ovviamente) per ratificare – o no – la composizione del successivo. E qui si torna in piena bagare: perché se appare scontato che il quintetto nominato dall’assemblea riceverà l’imprimatur senza nemmeno un’alzata di sopracciglio, diverso e molto più accidentato appare il percorso che attende almeno qualcuno dei nominati dall’asterno. Che dovranno, nel caso in cui dovessero essere ‘rimbalzati’ indietro, essere sostituiti con altri da chi li aveva indicati.
Altri movimenti A margine, ma nemmeno tanto, di tutto questo ci sarà anche l’esigenza di sostituire Luigi Filippetti nel comitato di presidenza: al suo posto – sarebbe di fatto uno scambio di posto – potrebbe andare Vittorio Pellegrini, che esce dal comitato di indirizzo, ma si fanno anche i nomi di Luca Cipiccia e Dario Guardalben. Di tele da tessere, insomma, ce ne sono ancora.
