di F.L.
Da unico comune umbro zona rossa (insieme a Pozzo, frazione di Gualdo Cattaneo) la scorsa primavera, ad area oggi appena sfiorata dal virus: si respira un ‘clima’ decisamente diverso tra la prima e la seconda ondata della pandemia, a Giove, dove i contagi attuali si contano sulle dita di una mano. Un po’ come sta accadendo nella bergamasca o nel bresciano – ovviamente con le dovute proporzioni del fenomeno -, sembrano decisamente lontani i tempi in cui gli screening di massa facevano emergere un caso dietro l’altro.
Memoria sociale e immunologica
È ormai da diversi giorni che la dashboard regionale registra solo tre positività al Covid tra i residenti (su un totale di 54 dall’inizio dell’emergenza), con un tasso attuale di positivi per 1000 abitanti dell’1,58, tra i più bassi in assoluto in Umbria. «E c’è da considerare che uno dei tre ha contratto il virus in ospedale, l’altro ha comunicato la residenza a Giove dopo il contagio – spiega il sindaco, Marco Morresi -. Dunque di fatto solo un caso è al momento strettamente giovese. Speriamo la situazione prosegua così». Eletto alla guida dell’amministrazione da meno di due mesi, non è toccato a lui affrontare la prima fase dell’emergenza, ma Morresi – con un pizzico di scaramanzia – osserva con attenzione l’andamento dei dati e il comportamento dei suoi concittadini. «La nostra situazione – commenta – è effettivamente diversa da quella di altri paesi del comprensorio simili a noi per localizzazione e numero di abitanti. La lezione evidentemente ci è servita, noto che la popolazione è molto più attenta e coscienziosa. C’è stata una nostra concittadina, caso sospetto, che per un disguido con il proprio medico è rimasta tappata in casa per 21 giorni, convinta che le dovessero fare il tampone. E poi vedo come si comportano i giovesi fuori dalla bottega del paese: tutti ordinati sul marciapiede in attesa del loro turno, a ben più di un metro di distanza gli uni dagli altri. Davvero bravi». Plausibile pensare che oltre alla memoria sociale abbia il suo peso rilevante anche quella immunologica: come avvenuto anche in parti d’Italia duramente colpite dalla prima ondata, il sistema immunitario dei giovesi potrebbe essere più protetto da eventuali reinfezioni.